Con il termine sepsi o setticemia si indica una sindrome caratterizzata da un'anomala risposta infiammatoria sistemica attuata dall'organismo in seguito al passaggio nel sangue di microrganismi patogeni. Si tratta di una condizione pericolosa per la vita e assai frequente, basti pensare ad esempio che negli Stati Uniti colpisce ogni anno circa 1,7 milioni di adulti. Un team di scienziati biomedici dell'Università Riverside della California ha identificato biomarcatori molecolari, percorsi e dinamiche delle cellule immunitarie associate alla sepsi che potrebbero fornire strategie terapeutiche per impedire che la stessa diventi mortale. Lo studio è stato pubblicato su "Journal of Leukocyte Biology".
I biomarcatori citati - la proteina CD52 nei linfociti e la proteina S100A9 coinvolta nei processi infiammatori - sono presenti in tutte le cellule del sangue, ma sono altamente espressi nei soggetti con sepsi. Il modo in cui questi cambiano all'inizio della sindrome, in particolare entro le prime sei ore, potrebbero determinare la morte o la sopravvivenza del paziente. I ricercatori hanno scoperto che i biomarcatori, oltre a modificarsi entro sei ore, colpiscono determinati percorsi cellulari in specifiche cellule immunitarie. Le modifiche nell'espressione di CD52 sono state associate a buoni risultati, ciò significa promuovere l'attivazione di cellule immunitarie protettive. S100A9, invece, ha agito come driver molecolare della sepsi fatale.
Ma non è tutto. Secondo Meera Nair, professore associato di scienze biomediche e coautore dello studio, i percorsi molecolari per la sepsi fatale e il Covid convergono. In particolare si è giunti alla conclusione che negli individui affetti dall'abnorme risposta infiammatoria, le piastrine perdono la loro funzione, proprio come nei soggetti con infezione da coronavirus. Gli scienziati sostengono che se la funzione delle piastrine potesse essere ripristinata prendendo di mira i principali regolatori di questo processo, si potrebbe promuovere la sopravvivenza sia nella sepsi che nel Covid.
L'indagine in questione si è basata sul campionamento del sangue di cinque pazienti con sepsi prelevato al tempo zero e sei ore dopo. Tali campioni sono stati elaborati in un sequenziatore a cellula singola che ha permesso ai ricercatori di comprendere il comportamento di ciascuna cellula piuttosto che una media di tutte le cellule. Si è scoperto che molte tipologie di cellule si comportano in modo diverso in corso di sepsi.
Utilizzando il sequenziamento sarà possibile tracciare separatamente le traiettorie cellulari e quindi predire i casi in cui l'infezione potrebbe rivelarsi fatale. Il prossimo passo sarà quello di indagare in maniera più approfondita le somiglianze tra la sepsi e il Covid.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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