Coronavirus

Tumore del colon-retto, con il Covid si rischia un incremento dei casi

A lanciare l'allarme è la Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige)

Tumore del colon-retto, con il Covid si rischia un incremento dei casi

Nei Paesi occidentali rappresenta la seconda neoplasia maligna per incidenza dopo quella del seno nelle donne e la terza dopo quella del polmone e della prostata negli uomini. Abbastanza rara prima dei 40 anni, colpisce prevalentemente soggetti di età compresa fra i 60 e i 75 anni, con poche distinzioni tra il sesso maschile e quello femminile. Il tumore del colon-retto è l'esito della proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che rivestono quest'organo. Si è soliti distinguere le forme cancerose vere e proprie e quelle del retto, ovvero l'ultima parte dell'intestino, in quanto esse possono manifestarsi con modalità e frequenze differenti. Per la precisione il 70% le prime e il 30% le seconde. Inoltre la sede della malattia corrisponde a precise caratteristiche molecolari ed è in grado di condizionare la scelta chirurgica e radioterapica da offrire al paziente.

Nella maggior parte dei casi il tumore del colon-retto deriva dalla trasformazione in senso maligno di polipi, ossia piccole escrescenze causate dalla crescita abnorme delle cellule della mucosa intestinale. Esistono tre tipi di polipi: iperplastici, amartomatosi e adenomatosi. Solo questi ultimi vengono considerati come lesioni precancerose e di essi una piccola percentuale si trasforma in neoplasia maligna. Tale probabilità, inoltre, dipende dalle dimensioni della stessa escrescenza, dunque è minima per dimensioni inferiori a 1,5 centimetri, intermedia per dimensioni di 1,5-2,5 centimetri e significativa per dimensioni maggiori di 2,5 centimetri.

Non è ancora nota la causa del tumore del colon-retto, vi sono tuttavia fattori di rischio in grado di influenzarne la comparsa: nutrizionali, genetici e non ereditari. Alcuni studi hanno sottolineato la pericolosità di una dieta ad alto contenuto di grassi e proteine animali e povera di fibre. Anche la sedentarietà e l'obesità sono elementi da non sottovalutare. È inoltre possibile ereditare la predisposizione ad ammalarsi se nella famiglia di origine sono state diagnosticate patologie come le poliposi adenomatose ereditarie e la sindrome di Lynch. Fattori di rischio importanti, infine, includono: l'età, il fumo di sigaretta, le malattie croniche intestinali, una storia pregressa di cancro dell'intestino e di poliposi in quest'organo.

Generalmente i polipi non danno sintomi. Solo nel 5% dei casi la loro presenza si evince da piccole perdite di sangue rilevabili con un esame delle feci. Le manifestazioni del tumore del colon-retto variano a seconda della sede della neoplasia, della sua estensione e della presenza o meno di ostruzioni o emorragie. Il paziente può accusare stanchezza, mancanza di appetito, perdita di peso e anemia. Trattandosi di segni clinici aspecifici, non è raro che essi siano sottovalutati o scambiati per quelli di altre patologie. Talora una stitichezza ostinata, alternata a diarrea, può rappresentare il primo campanello d'allarme. Il cancro tende a metastatizzare. Le metastasi si diffondono in particolar modo nel fegato poiché i due organi sono collegati dalla circolazione sanguigna.

La pandemia di coronavirus, generando un ritardo negli screening, che fino ad ora hanno dimostrato di ridurre l'incidenza e la mortalità negli individui di età compresa tra 50 e 69 anni, rischia di far aumentare i casi di tumore del colon-retto. A lanciare l'allarme è la Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige) in occasione della pubblicazione sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology di uno studio recentemente condotto dall'Università di Bologna. La ricerca, a detta di di Luigi Ricciardiello, professore di gastroenterologia dell'università bolognese, ha dimostrato che ritardi negli screening superiori a sei mesi porterebbero a un incremento dei casi in stadio avanzato. Inoltre per ritardi superiori a un anno, la mortalità a 5 anni crescerebbe del 5%.

Negli ultimi tempi le indagini in ambito endoscopico hanno consentito di mettere a punto tecnologie di intelligenza artificiale in grado di differenziare le lesioni cancerose in base a caratteristiche macroscopiche o vascolari e, in generale capaci di individuarle in maniera più efficace.

"L'attività diagnostica - conclude Maurizio Vecchi, docente di gastroenterologia all'Università di Milano e componente del Consiglio direttivo Sige - deve rimanere prioritaria sulla popolazione in virtù dell'alta incidenza della malattia sul nostro territorio, eventualmente anche attraverso percorsi alternativi che ne facilitino l'erogazione".

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