Salute

Il tumore del polmone si combatte già con lo screening per i fumatori

Ad avanzare questa ipotesi è l'European Society for Medical Oncology (ESMO) che sottolinea l'importanza dello screening come primo passo nella lotta contro questa terribile patologia

Tumore del polmone, la prospettiva dello screening per i fumatori

In occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco 2021 tenutasi a fine maggio, ESMO (European Society for Medical Oncology) ha pubblicato su "Perspectives" un'analisi del rapporto tra tumore del polmone e fumo di sigaretta, focalizzando l'attenzione sulla possibilità di rendere accessibile lo screening a tutti i fumatori a rischio.

«C'è ancora una negazione del pericolo rappresentato dal tabacco - afferma Sebastien Couraud, pneumologo del Lyon Sud Hospital Centre -specialmente nelle persone provenienti da gruppi socio-economici inferiori e da paesi a basso reddito. Questi rappresentano oggi l'obiettivo primario delle iniziative di prevenzione e dei programmi di screening per ridurre l'onere del cancro polmonare nella popolazione. Tuttavia sono anche i più difficili da coinvolgere».

Il tumore del polmone, responsabile del maggior numero di decessi rispetto alle altre neoplasie, è causato soprattutto dal fumo di sigaretta. Poiché i sintomi si manifestano in una fase avanzata della malattia, la maggior parte dei pazienti ha opzioni limitate di cura. A partire dalla metà degli anni 2000 si è molto discusso circa l'uso di scansioni TC periodiche a basso dosaggio nei soggetti asintomatici a rischio. Una delle principali limitazioni a quello che sarebbe potuto essere un approccio prezioso per rilevare lesioni precoci era la modalità di identificazione dei possibili fruitori. Infatti, a differenza di altri programmi di screening (carcinoma del seno e del colon-retto), quello per il tumore del polmone si basa solo sull'età e sulla storia del fumo.

I candidati sono, dunque, forti fumatori ex o attuali di età compresa tra 55 e 74 anni. Secondo Courand i medici di base possono rivelarsi assai utili per raggiungere questi individui, tuttavia sono necessari programmi di formazione su misura sui criteri di idoneità allo screening del cancro polmonare. «Oltre alla storia del fumo - egli asserisce -deve essere valutata anche l'operabilità. Ciò significa che le persone impegnate nello screening dovrebbero essere selezionate tra coloro che possono sottoporsi a un intervento chirurgico nel caso in cui fosse rilevata una lesione». In recenti ampi studi randomizzati, tra cui anche la ricerca MILD italiana, lo screening TC a basso dosaggio ha dimostrato di ridurre in maniera significativa la mortalità negli attuali ed ex fumatori arruolati.

Nonostante i risultati maturati ci si chiede se lo screening per il tumore del polmone diventerà mai parte della pratica diagnostica standard. Ad oggi, la sua attuazione in Europa è scarsa e si basa principalmente su progetti pilota a livello locale e regionale (Croazia, Germania, Regno Unito, Polonia). Incertezze su tempi, intervalli, metodologie e costi, ma anche interrogativi su come gestire le diagnosi accidentali. Nel 6-10% dei casi, infatti, lo screening può rivelare altre problematiche (calcificazione dell'arteria coronaria, enfisema, aneurisma dell'aorta, tumori del timo, malattie della pleura). Come si interverrà in merito? Esiste, dunque, un'importante questione etica e legale su chi è responsabile della segnalazione di tali diagnosi.

L'ESMO sottolinea che lo screening non dovrebbe essere offerto su base individuale, ma i soggetti che lo richiedono dovrebbero essere indirizzati a un programma dedicato e integrato con percorsi per smettere di fumare. Courand, infine, punta l'attenzione sull'importanza di continuare a impegnarsi con la popolazione target per tutta la durata dello screening del tumore del polmone poiché anche la fase di richiamo può rivelarsi fondamentale.

«Si sa poco su come i fumatori rispondono allo screening e i fattori associati alla partecipazione devono essere ulteriormente studiati - conclude lo pneumologo -tuttavia quest'ultima e l'informazione circa un test positivo sono i principali fattori associati alla cessazione del fumo».

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