Salute

Vaccino, un indicatore nel sangue “predice” la risposta immunitaria

Grazie al ruolo delle piastrine, è possibile scoprire in anticipo quale sarà la risposta degli anticorpi in seguito all'inoculazione di un qualsiasi vaccino: ecco la scoperta dei ricercatori italiani

Vaccino, un indicatore nel sangue “predice” la risposta immunitaria

Quale sarà la risposta degli anticorpi dopo aver fatto il vaccino contro il Covid ma anche contro il virus influenzale o qualsiasi altro agente patogeno? Gli studiosi ci dicono che ogni organismo reagisce in maniera diversa ma adesso forse c'è un modo sicuro per "prevedere" la quantità di anticorpi grazie a uno specifico marcatore nel sangue.

Cosa "dicono" le piastrine

Entrando nello specifico, sarebbero le piastrine del sangue gli indicatori che ci consentiranno di capire se il vaccino darà rapidamente una risposta immunitaria o se, come a volte capita, non saremo abbastanza protetti. Lo sostiene una ricerca dell'Università La Sapienza di Roma appena pubblicata sul "Journal of Thrombosis and Haemostasis" intitolata "Firma piastrinica e immunitaria associata a una risposta rapida al vaccino BNT162b2 mRNA COVID-19". In pratica, la ricerca è stata condotta sulle risposte anticorpali al vaccino anti-Covid della Pfizer con tecnologia a Rna messaggero, già studiato da anni per combattere tumori o altri virus come quello tropicale chiamato Zika.

Ecco l'obiettivo

"Identificare le caratteristiche del crosstalk immunitario piastrinico che fornirebbe una lettura precoce dell'efficacia del vaccino negli adulti che hanno ricevuto il vaccino COVID-19 a base di mRNA", scrivono gli esperti. In pratica, è stato dimostrato che i vaccini a Rna messaggero, da un lato non attivano le piastrine non aumentando il rischio di trombosi e dall'altro hanno identificato specifiche caratteristiche che permettono di capire in anticipo se il vaccino produrrà una risposta immunitaria rapida, fattore di fondamentale importanza soprattutto per fronteggiare l'attualità, cioè la pandemia da Covid-19. Non solo, ma questa scoperta ha la doppia utilità di far capire quanto tempo è necessario affinché il nostro organismo posso essere ben immunizzato, se servono le classiche due settimane o se il processo è ritardato, per esempio.

Le evidenze sui pazienti

Lo studio è stato avviato all'inizio della campagna vaccinale, nel dicembre 2020, con un campione di soggetti giovani e sani che hanno ricevuto le prime due dosi di vaccino al Policlinico universitario Umberto I per osservare quale sarebbe stata la loro risposta piastrinica, quella immunitaria e come le due interagissero tra loro. I partecipanti che hanno raggiunto un livello efficace di anticorpi neutralizzanti prima della seconda dose del vaccino, chiamati "risponditori rapidi", hanno avuto "una conta leucocitaria più elevata, una risposta rapida alle citochine che è ulteriormente aumentata dopo la seconda dose e un turnover piastrinico elevato che ha assicurato la stabilità della conta piastrinica", hanno scritto i ricercatori.

«I risultati del nostro studio - hanno raccontato i ricercatori a Repubblica - non solo hanno ampliato le conoscenze sulla sicurezza e sull'efficacia dei vaccini a mRNA, ma saranno molto utili per la programmazione strategica futura dei vaccini».

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