Salvatori in Unipol, si riparte da Mps e «bancassurance»

Il nuovo ad: «Questo gruppo può fare qualsiasi operazione» A settembre il piano 2006-2009 Deloitte: nessun rilievo a Consorte

Marcello Zacché

da Milano

È Carlo Salvatori il nuovo amministratore delegato di Unipol. Il consiglio d’amministrazione della compagnia bolognese ha ieri ratificato la nomina che apre definitivamente il nuovo corso. L’era di Giovanni Consorte, l’ex presidente e amministratore delegato spazzato via dalla fallita scalata lanciata un anno fa sulla Bnl e dalle indagini giudiziarie che sono seguite, si è chiusa affidando i destini della compagnia nelle mani di un banchiere di lungo corso. Vicepresidente di Unicredito e di Mediobanca, Salvatori è da due decenni uno dei protagonisti dell’evoluzione del sistema bancario e finanziario nazionale, di cui ha contribuito a determinare l’attuale assetto.
E avendo lavorato sia per la finanza «bianca», al fianco di Giovanni Bazoli all’Ambroveneto, sia per quella «laica», in Unicredito e Mediobanca, è uno dei massimi conoscitori degli equilibri del sistema. Tanto che ora gli tocca addirittura cimentarsi in quella «rossa»: il rilancio della compagnia controllata dalla LegaCoop.
Magari partendo proprio dal nodo più scoperto e in sospeso: quello dei rapporti con Mps, polo bancario politicamente vicino ai Ds, che dovrà decidere se sviluppare o meno l’ipotesi di un’aggregazione con Unipol, alla luce della partecipazione incrociata tra Finsoe (holding della società bolognese), Mps e la stessa Unipol.
Non a caso Salvatori ha ieri detto che «Mps è una banca di grande livello e di successo, vedremo se sarà possibile fare assieme delle cose». Non di più, però, anche perché prima «fatemi lavorare al piano industriale - ha aggiunto - e non sarebbe per me corretto esprimere valutazioni». Piano che arriverà entro settembre. Lo ha detto il presidente di Unipol, Pierluigi Stefanini, spiegando che il progetto triennale 2006-2008 sarà «finalizzato al rafforzamento del modello di business integrato assicurazione banca sulla base di due linee strategiche: valorizzazione economica del comparto assicurativo e sviluppo di quello bancario». Il piano fornirà anche spiegazioni sulle opzioni strategiche e sull’utilizzo del capitale in eccesso, che dopo l’aumento di capitale e la provvista finalizzata all’Opa su Bnl si aggira sui 3 miliardi.
Il lavoro di Salvatori sarà dunque quello di fare chiarezza sulla reale natura del gruppo Unipol del futuro, alla ricerca dell’equilibrio ideale tra banca e assicurazione. In proposito Salvatori non pone limiti: «Questo è un gruppo che può fare qualsiasi operazione partendo da una solidità che pochi hanno in questo Paese». Comunque la nomina di un «esterno» non «assicurativo» (circolavano i nomi di Salvati, Gutty e Scarfò) ha quantomeno tranquillizzato il fronte manageriale interno, che da tempo è in fibrillazione dopo le dimissioni di Consorte. In proposito è stato Stefanini ieri a rasserenare il clima in Unipol, sottolineando che l’ispezione di Deloitte sulla gestione Consorte non ha evidenziato addebiti o rilievi patrimoniali.


Con la nomina di Salvatori, Stefanini e il suo vice Vanes Galanti hanno rimesso le deleghe operative al cda, che le ha poi girate a Salvatori, da ieri capoazienda a tutto campo. A lui, da Milano, sono arrivati gli auguri e la stima dall’ad di Unicredito Alessandro Profumo e dal vicepresidente Dieter Rampl.

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