Salvini cita Giolitti e il presidente di Confindustria lo «copia»

«Sembra di sentire una puntata di Porta a Porta una settimana fa». Attuale, anche 113 anni dopo. Il capogruppo e europarlamentare della Lega Matteo Salvini sceglie di aprire l’incontro sulla «Rivolta dei produttori» ieri a Palazzo Marino con il discorso che Giovanni Giolitti fece il 12 ottobre 1859 in provincia di Cuneo. Ricostruisce i difetti dell’Italia «Paese con il debito pubblico più alto in proporzione alla ricchezza», una giustizia «lenta, costosissima e incerta» e via dicendo. Talmente attuale che il presidente designato di Confindustria Giorgio Squinzi, relatore al dibattito, si fa regalare il testo da Salvini , «credo che lo citerò nel mio discorso di insediamento» il 23 maggio. Lancia il grido delle imprese, «il nostro Paese è più che sufficientemente tartassato» con una pressione fiscale che «è a un livello che non è più ragionevole». Tra le priorità che il governo dovrebbe porsi per far uscire il nostro Paese dalla crisi, secondo Squinzi, c'è il «rilancio della crescita, se non riprendono gli investimenti il nostro Paese sarà destinato ad un declino, forse lento ma inesorabile».

L’Imu «è una spada di Damocle sullo sviluppo del Paese». Sottolinea che «tragicamente preoccupante è il 30% di disoccupazione media tra i giovani, che in alcune aree del Paese sale al 50. Il rischio è che diventi un bacino di utenza della criminalità organizzata»,

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