Il monumento a S. Francesco in corso Concordia, con la colonna del Verziere e quelle alle Cinque Giornate, è uno dei più alti di Milano, circa venti metri. Per la posizione delle dita del santo è chiamato «cinq e tri vott» (cinque e tre otto) perché i milanesi quando vogliono bene a una statua le danno un soprannome, e ce ne sono molti.
La statua di S. Francesco è stata realizzata con una colletta popolare nelle parrocchie milanesi, per celebrare il settimo centenario della morte del santo (1926), ma l'inaugurazione fu fatta solo un anno dopo, il 27 ottobre, quinto anniversario della Marcia su Roma, alla presenza di Mussolini. Il regime ha sfruttato quello che il Duce aveva definito «il più santo degli italiani, il più italiano dei santi».
L'incarico fu dato, con qualche protesta dei milanesi forse perché notoriamente fascista, al palermitano Domenico Trentacoste, comunque molto famoso. E posta lì su indicazione dell'architetto Portaluppi, progettista del classico basamento e del podio, per fare da adeguato terminale al viale alberato previsto dal piano regolatore del Beruto, che aveva studiato queste sistemazioni a Parigi.
Ottima scelta, ma godibile oggi solo di giorno, perché di notte la statua è al buio (come molte altre statue in città) e non per semplicità francescana. Il grandioso effetto prospettico che si dovrebbe avere di notte, per lunghezza del viale e altezza della statua, è perso, anzi è proprio l'altezza degli alberi a favorire il nascondimento.
Ai lati si stanno ora realizzando due parcheggi interrati, completati dall'arredo degli spazi in superficie: bisognerebbe non perdere l'occasione per aggiungere l'illuminazione e cambiare così l'aspetto al viale, qualificando il disegno urbano con una lunga visuale (come se fossimo nella parte ottocentesca di una città europea).
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