Da tempo dice di star male, di soffrire del «male oscuro», di una forma di esaurimento. Il successo, anzi il megasuccesso non basta, Vasco è un cantante esistenziale anche se è stato un maestro del pensiero spensierato. Ed è anche nihilista, figlio di una vita spericolata, con tanti guai e a volte poco senso. Ma è anche uno che con le sue scelte di vita e le sue canzoni ha cambiato la vita di legioni di fan, mica una responsabilità da niente.
Così Vasco si lamenta e dice: «Mi sono stancato di dire che sto bene, sono sincero quando dico che sto male perché non è che questa vita sia incredibile». Che Vasco nonostante laria da duro sia sensibile si sa, e si sa anche che la musica, il concerto lo fa rivivere. Così, per il debutto a San Siro di Live Kom 011 (una serie di concerti, ieri sera, questa sera, domani e mercoledì prossimo, tanto per incominciare, andate subito esaurite, e molti fan sono ancora alla caccia del biglietto) è il solito duro del rock and roll, licona che ha da poco pubblicato il cd Vivere o niente e che distribuisce qualche buon consiglio misto a qualche altra lezioncina di vita spericolata (un intramontabile superclassico). Questo show di San Siro (che ha avuto un «numero zero», una prova generale col pubblico ad Ancona, Stadio del Conero) è veramente kolossal, con un palco gigantesco che di più non si può, fatto di poco meno di mille metri quadri di superficie e oltre cinquanta metri di altezza, «arredato» con 24 fiamme alte nove metri ciascuna, un equilibrista e due Ford issate sul palco durante Vivere non è facile.
In mezzo a questo gigantismo, lomino che si avvicina a passi rapidi ai sessantanni, in jeans e giubbotto di pelle (il suo abbigliamento stile gerrigliero è lunica cosa un po retro) quasi scompare ma non importa vederlo; basta sentire la scarnita dizione con cui intona i suoi brani, la brutale passionalità con cui li rifinisce prima di darli in pasto ai fan. Un uomo solo circondato dallaffetto di migliaia di appassionati. Un paradosso, ed è la musica che fa da collante ideologico. Il rock tirato che ogni tanto si trasforma in ballata e in melodia. Uno spettacolo nuovo, con le canzoni dellultimo disco che spadroneggiano nella prima parte (da Sei pazza di me a Manifesto futurista), con vecchi inni punk come Giocala (targata 1983), e con le immancabili (e guai se mancassero) Albachiara, Vita spericolata, Senza parole con il break acustico di Una canzone per te e Incredibile romantica.
Dispiace per lui che sia depresso, ma se il male di vivere fa questo effetto musicale, ben venga.
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