Sanità, il giorno della verità: i primi prescelti tra i 45 manager

(...)I dissapori da appianare nel rush finale sono piuttosto spigolosi e riguardano poltrone chiave della sanità. Ieri la lista caldeggiata dall’assessore alla Sanità Luciano Bresciani ha ottenuto anche l’assenso del Pdl romano, dei vertici del partito. Ed ormai, come ha detto ieri lo stesso Bresciani, dovrebbe essere «questione di nanosecondi». In caso contrario i contratti dovranno slittare a dopo Natale, ipotesi che piace assai poco a Formigoni.
Tra i nodi da sciogliere, al di là dei nomi, c’è anche la durata del mandato: l’incarico potrebbe essere di tre anni o di cinque. L’assessore Bresciani propone una vita di mezzo: tre anni più altri due. In sostanza, chiede che dopo il terzo anno si imponga una sorta di verifica sull’operato del direttore generale per decidere se farlo proseguire o meno. Un vero e proprio sbarramento per dare i voti alla sua direzione. Ormai certa invece la regola del limite di età, fissato a 67 anni. La regola solleva imbarazzi non di poco conto, soprattutto per i super manager che sfiorano il limite anagrafico. «Non ci sono nomi in ballottaggio - ribadisce Bresciani - ma solo una strategia di sviluppo delle aree legate a dei nomi». Al centro della scelta, comunque, c’è la «professionalità, questo è il primo atto di federalismo sanitario nel Paese» torna a ribadire l’assessore.
Roberto Formigoni parla metaforicamente del «libro dell’eccellenza sanitaria di Regione Lombardia: lo stiamo scrivendo da 13 anni» e pubblichiamo continuamente nuove edizioni perché dentro continuiamo a scrivere pagine di ulteriore eccellenza». Nel dietro le quinte del libro della sanità, stavolta vanno messe a verbale anche le polemiche: uno strappo nato dopo le dichiarazioni di Bresciani che aveva parlato di nomine dei direttori in base alla percentuale dei voti elettorali mandando su tutte le furie Formigoni. «La mia sui direttori - spiega l’assessore alla Sanità - non era stata una butade, ma una strategia per alzare l’attenzione sull’argomento e far nascere un dibattito».

Dopo il polverone, è stato lo stesso presidente della Regione a voler inaugurare il «metodo anti inciuci» e a convocare i sindaci delle città degli ospedali da assegnare, la consulta della sanità e gli operatori del settore. Con l’obbiettivo di scegliere «le persone giuste al posto giusto» basandosi, a detta di tutti, sulla meritocrazia. A parlare saranno i curriculum.

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