Quale migliore occasione se non la festa della donna per inaugurare la «Casa del parto naturale» dellospedale Grassi di Ostia? Di sicuro ha pensato questo, il presidente-commissario ad acta Piero Marrazzo che, sfruttando levento e il fatto che la maternità rappresenta lesperienza più significativa nella vita di una donna, ha tagliato il nastro, l8 marzo scorso, della prima struttura nel Lazio specializzata nel parto in acqua. Peccato però che il parto «dolce» della Giunta Marrazzo, costato 180 mila euro, sia ancora sprovvisto di autorizzazione regionale. E per di più da terminare. Manca infatti un corridoio coperto che dovrebbe collegare lo stabile, sito nel parco dellospedale, al reparto di Ginecologia e Ostetricia. Un percorso di 60 metri «vitale» per mamma e neonato. Ostacolato, inoltre, da alcuni gradini che impediscono laccesso al reparto delle barelle.
Ma quelle architettoniche non sono le uniche barriere della Casa del parto. Non basta infatti ligiene che regna nelle stanze, le salutari tisane che vengono offerte alle gestanti o le pareti abbellite da stampe di Matisse e Picasso a convincere le future mamme a sottoporsi al parto «dolce» dentro vasche piccole e meno comode di quelle normalmente in uso (2x1 metro, con una profondità di 80 cm). Inoltre, le stesse vasche sono sprovviste di unapertura, atta a facilitare lingresso alla donna in travaglio.
A constatare linattività della Casa del parto, il consigliere regionale del Lazio del Pdl, Massimiliano Maselli, in visita ufficiale, ieri mattina, al Grassi: «Lapparenza inganna: questo proverbio è uno dei preferiti dal governatore Marrazzo. La Casa del parto che ho visitato in compagnia del direttore sanitario Maurizio Rango, pur presentandosi bene dal punto di vista architettonico ed estetico, ancora oggi non funziona. Significa che, se una donna volesse prenotarsi oggi, potrebbe esclusivamente usufruire dei servizi del vecchio reparto. Come al solito Marrazzo è riuscito, con un opera di perfetto maquillage, a camuffare qualcosa per ciò che non è».
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