Roma

Sanità, rischia di chiudere l’ambulatorio «modello»

Il diritto alla salute, almeno all’interno del quartiere Trionfale, rischia di diventare un concetto relativo. Dopo le sorti infelici dei presidi sanitari di via Plinio, via Valadier, piazza Adriana e via Fornovo, ora anche il poliambulatorio Asl di via San Tommaso d’Aquino starebbe per imboccare la stessa strada senza uscita, quella che conduce a una chiusura tanto improvvisa quanto ingiustificata.
Sebbene manchi ancora una comunicazione di natura ufficiale, i segnali che giustificano questa prospettiva sono diversi: il laboratorio di analisi non è più attivo, o meglio effettua i prelievi in sede ma poi invia il sangue a Santa Maria della Pietà, dove è stato ricollocato anche il polo farmaceutico; il reparto di radiologia, invece, è stato interamente dirottato presso l’ospedale Oftalmico, mentre l’apparecchio per l’ortopanoramica è da tempo lasciato fuori uso, nonostante le sale dentistiche che ne potrebbero usufruire sono quattro. E da poche ore si è aggiunto anche un altro tassello: «Questa mattina (ieri, ndr) - racconta al Giornale un medico che ha chiesto di rimanere anonimo - abbiamo ricevuto un fax che ci intimava di sospendere il servizio riservato ai diabetici. In totale stiamo parlando di 4mila pazienti, che ora dovranno rivolgersi all’Oftalmico, dove le strutture sono decisamente più carenti e affollate, mentre noi verremo trasferiti. Siamo lontani da ogni logica, il nostro centro funziona benissimo: non c’è nessun rispetto per l’utenza, per la maggior parte composta da anziani».
Anziani che, ora, per un elettrocardiogramma sotto sforzo dovranno aspettare anche 6 mesi o arrivare fino a Tivoli e Tor Vergata, quando invece il San Tommaso d’Aquino era in grado di garantire 600 esami mensili. O, per un’ecografia, dovranno servirsi del poliambulatorio Della Vittoria, estremamente scomodo da raggiungere con i mezzi pubblici. Il tutto mentre una ditta appaltatrice continuerà a effettuare costose ma inutili manutenzioni alle apparecchiature in disuso della struttura.
Per risolvere una situazione che ha ormai sconfinato nel grottesco, l’ex presidente del Municipio XVII Roberto Vernarelli, il primo a interessarsi al problema, ha chiesto la convocazione di un consiglio straordinario.
Davanti a numerosi cittadini esterrefatti, la maggioranza, seppur presente in una sala attigua, ha preferito non rispondere all’appello, facendo così mancare il numero legale e differendo la discussione a data da destinarsi. «Si vergognino - ha commentato subito l’esponente del Gruppo Misto - per loro partecipazione e democrazia sono parole vuote. Hanno paura di affrontare la gente, tra i loro giochi politici e quelli dei vari baroni delle Asl stanno costruendo carriere chiudendo reparti e servizi sanitari».
Di un tenore molto simile anche le dichiarazioni di Stefano De Lillo, vicepresidente della Commissione sanità della Regione Lazio: «Con lo smantellamento del poliambulatorio - ha spiegato - Roma subirebbe un ulteriore indebolimento della sua struttura sanitaria, già messa in forte crisi dalla politica dei tagli che il centrosinistra ha concentrato proprio sulla capitale.

Un fatto inaccettabile che ancora una volta si cerca di far passare sulla testa dei cittadini».

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