Sanità a rotoli, Marrazzo in limousine E 400mila euro al cinema marocchino

RomaQuando si parla dei conti della Regione Lazio è il caso di dotarsi di una calcolatrice ben funzionante e con pile possibilmente nuove. Perché le cifre sono enormi - e meno male che c’è l’euro, che toglie di mezzo qualche zero. La prima è l’ultima: gli 866,4 milioni di euro di minori trasferimenti dallo Stato per il 2011 e il 2012 che fanno del Lazio la terza Regione più colpita dai tagli di Tremonti dopo Lombardia e Piemonte, certamente con conti più in ordine. Anni di amministrazioni lassiste, per lo più di centrosinistra, hanno scavato crepe profonde nei pilastri contabili della Pisana, che ora si trova in pole position nella lista nera delle Regioni meno virtuose. Da quando si è insediata, la presidente del Pdl Renata Polverini sta lavorando per porre rimedio a un deficit miliardario originato soprattutto dalla spesa sanitaria: con 1,3 miliardi di disavanzo sanitario Roma e il suo circondario «fatturano» ben più di un terzo dell’intero «rosso» nazionale, che si attesta a 3,4 miliardi. E le cifre diventano di mese in mese più drammatiche: il ministero dell’Economia ha appena stimato che il debito sanitario dell’anno corrente sarebbe già arrivato a 1,5 miliardi di euro. E il piano di rientro è un calvario senza fine: malgrado il cambio di colore dell’amministrazione regionale abbia reso più conciliante il governo nella trattativa per tornare sulla retta via, pure le misure saranno drastiche. Per dire, il Lazio, come le altre regioni finite dietro la lavagna, non ha accesso ai fondi per le aree sottoutilizzate (Fas): circa 450 milioni svaniti per rimediare i quali la Polverini si troverà costretta a ritoccare al rialzo addizionali regionali già quasi ai massimi: l’Irpef è all’1,4 per cento, l’Irap (che varia da settore a settore) in media al 5,25 per cento, ma la finanziaria 2010 per le Regioni «canaglie» impone lo stesso un aumento automatico rispettivamente dello 0,15 e dello 0,30. «Ricordo che anticipiamo 1,4 miliardi che dovremmo avere dal ministero dell’Economia. Poi dovremmo avere 800 milioni dal Fondo di garanzia, più altri 50 al mese in attesa della delibera Cipe», elenca Polverini sconsolata, costretta come una massaia a risparmiare qua e là.
Le occasioni non mancano: dovunque Polverini mette mano ecco sprechi e irrazionalità. Restando alla sanità, qualche settimana fa Polverini ha individuato 204 milioni di risparmi strutturali nella gestione dei servizi grazie a operazioni di contenimento della spesa: la governatrice sta per dare un taglio a contratti di consulenza a professionisti esterni alle amministrazioni sanitarie (10 milioni), ai fondi contrattuali del personale sanitario (50 milioni), ad appalti vari (92,7 milioni), alla spesa per esami di laboratorio, diagnostica e assistenza ambulatoriale in convenzione con strutture sanitarie private (79 milioni). Poi arriveranno la razionalizzazione della rete ospedaliera, con la chiusura di piccoli ospedali, e l’istituzione di uno strumento di controllo della spesa sanitaria e di quella farmaceutica.
Insomma, gli anni delle cinghie tirate dopo quelli della pazza gioia. I guai dei conti laziali arrivano da lontano, ma la gestione Marrazzo-Montino è stata decisiva per affossarli ulteriormente. Qualche mese fa, per dire, la Guardia di finanza ha trasmesso alla procura della Corte dei conti una relazione nella quale calcola un danno erariale di 243 milioni maturato dal 2004 al 2008 per non aver applicato la legge 405 del 2001 che prevede che le strutture sanitarie possano acquistare taluni tipi di farmaci con il 50 per cento di sconto. Opportunità che la regione Lazio avrebbe trascurato di sfruttare, preferendo utilizzare la più onerosa spesa «a rimborso» che prevede l’esborso del prezzo intero salvo un piccolo sconto obbligatorio. E la durata delle degenze ospedaliere - che secondo gli esperti è il vero parametro per verificare l’efficienza delle strutture sanitarie - è circa il 40 per cento superiore rispetto a quello delle Regioni virtuose: ciò si è calcolato costerebbe ai laziali circa 70 milioni all’anno.
Grandi sperperi. E più piccoli ma non meno odiosi. Come la determinazione dirigenziale che per il 2009 stanziò 6mila euro per la fornitura di caffè e bevande durante le sedute della giunta, che quell’anno furono 48. Diviso per i 17 componenti del governo regionale, fa 7 euro e spiccioli a testa. Quindi ogni assessore durante la giunta avrebbe potuto sorseggiare 14 caffè: e poi dicono che la politica rende nervosi. Spulciando tra le fatture pagate dalla Pisana nell’era Marrazzo, spuntano anche pagamenti a un’azienda di Bruxelles che procura limousine: 34mila euro sborsati dai cittadini tra il 2006 e il 2009 per consentire a Marrazzo di essere scarrozzato nei suoi viaggi nella capitale belga. Ma anche muoversi per Roma e per il Lazio non costa meno: 300mila euro dal primo ottobre 2009 a marzo 2010 solo per il carburante per far circolare il parco auto, 100mila euro per vestire gli autisti e 52mila per le tessere Viacard e gli accessi alla Ztl romana.

Ma in un bilancio da 26 miliardi come quello approvato dalla gestione provvisoria di Montino a fine 2009 per l’anno in corso (che diventano oltre 30 in termini di cassa) ci sono soldi per tutti: 400mila euro per concorrere alle attività del primo centro euromediterraneo di cinematografia a Ouarzazate, che per la cronaca non è né in provincia di Rieti né di Frosinone, bensì in Marocco; 25mila euro per gli «oneri connessi con il funzionamento della cappella interna alla sede regionale»; 750mila euro per il solo 2010 per le spese di rappresentanza del presidente del consiglio regionale; infine, i 4.470.452,25 euro stanziati per le comunità montane (ma non dovevano essere abolite?) e i piccoli comuni.

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