Sanità, traffico e moschea: comandano i giudici

C’era una volta il vecchio Tar, il tribunale amministrativo che si occupava di licenze edilizie e di graduatorie nei concorsi pubblici. Oggi il Tar della Lombardia è un potere vero e proprio, che interviene con le sue decisioni sulle questioni più rilevanti della vita cittadina. «Faremo ricorso al Tar» è lo slogan di chi non condivide le scelte della politica, e i giudici amministrativi non si tirano indietro: a volte - come nel caso del «coprifuoco» in corso Lodi, o delle regole sugli accessi alle case popolari- confermando le scelte del Comune, in altri casi ribaltandole e indicando principi e linee guida a cui attenersi. Ma attribuendosi comunque un diritto di controllo su tutti - o quasi - gli ambiti della politica e dell’amministrazione pubblica.
Il Tar lombardo ha appena cambiato il suo presidente: è andato in pensione Piermaria Piacentini, al suo posto è arrivato Francesco Mariuzzo, finora presidente del Tar del Trentino-Alto Adige. Ma difficilmente cambierà la tendenza che ha visto in questi anni i giudici amministrativi allargare progressivamente il proprio ambito di intervento.

Sui tavoli dei venti giudici del Tar milanese - tutti vincitori di un concorso di secondo grado, aperto solo ad avvocati, docenti, magistrati e funzionari pubblici - si giocano sempre più spesso partite decisive. Loro raramente si tirano indietro. E si preparano a far sentire la propria voce anche sul Pgt, il nuovo piano regolatore del territorio milanese.

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