Santa Margherita comincia da Gomorra e finisce con Arisa

Non c’è crisi che tenga: per il terzo anno consecutivo l'inverno di Santa Margherita si animerà con una stagione teatrale di assoluto livello. Al teatro Centrale l'apertura del cartellone è col botto: venerdì 20 gennaio andrà in scena «Gomorra», tratto dal libro di Roberto Saviano e nato da un'idea di Ivan Castiglione e Mario Gelardi. Come una sventagliata di Kalashnikov, rapida e violenta, lo spettacolo darà un volto e un carattere ai protagonisti del romanzo di Saviano. Toni decisamente più soft, il 9 febbraio, quando Gian Piero Alloisio ripercorrerà la vita di Umberto Bindi attraverso le sue più grandi canzoni e alcuni inediti; «l'eco di Umberto», racconterà la storia di un uomo dolce e indifeso colpito dalla morte improvvisa della madre uccisa, per errore, da una pallottola.
La seconda guerra mondiale e le disavventure di cinque giovani soldati nella campagna di Russia, saranno invece il filo conduttore del terzo appuntamento, giovedì 1 marzo; uno spettacolo dissacrante in cui Simone Cristicchi interpreterà alcuni personaggi grotteschi, alternando momenti di serietà ad altri più ironici. Undici artisti, ballerini, cantanti, scenografie ed emozionanti coreografie saranno gli ingredienti di «All that musical», l'esibizione della compagnia Bit che scalderà i sammargheritesi il 15 marzo; durante la serata verranno proposti pezzi celebri di «Grease», «Notre Dame de Paris», «Moulin Rouge» e «La febbre del sabato sera».
Il sipario sulla rassegna calerà il 29 marzo con la cantante Arisa; nata casualmente a Genova, il suo talento è sbocciato a Sanremo due anni fa con il brano «Sincerità». Tutti gli appuntamenti inizieranno alle ore 21.
Per il pubblico ci sarà la possibilità di abbonarsi. I biglietti per ogni singolo evento varieranno da 11 a 25 euro. Per prenotarsi è possibile scrivere a cinema.ariston@fastwebnet.it.
L'amministrazione comunale, nonostante il difficile momento economico, ha investito 20mila euro: «Noi non ci arrendiamo - afferma il sindaco Roberto De Marchi.

Il desiderio di cultura, e in particolare di teatro, traccia una linea di confine tra un borgo senz’anima e una cittadina che non cede alla depressione, al male oscuro di luoghi da cui lo spirito umano, la creatività e il culto della vita pian piano si ritraggono per lasciare campo alle nevrosi e alla malinconia tipiche della provincia più bieca».

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