Politica

«Il Santo Padre rispetta tutte le religioni: la violenza è senza Dio»

nostro inviato a Monaco

La risposta è pacata e chiara: con la lezione tenuta a Regensburg Benedetto XVI voleva parlare della necessità di allargare l’uso e il concetto di ragione in Occidente e non voleva dare un’interpretazione unilaterale dell’Islam in senso violento, né offendere la sensibilità dei credenti musulmani.
Padre Federico Lombardi, al rientro dal suo primo viaggio papale in qualità di direttore della Sala Stampa della Santa Sede, di fronte al profluvio di reazioni provenienti da ogni parte del mondo islamico, fornisce un giusto (e autorevole) inquadramento delle parole del Papa. Parole contenute in un discorso sul quale molti sono intervenuti senza averlo letto, basandosi soltanto su alcune citazioni. «A proposito delle reazioni di esponenti musulmani circa alcuni passi del discorso del Santo Padre all’Università di Regensburg, è opportuno rilevare che – come risulta da una attenta lettura del testo – ciò che sta a cuore al Santo Padre è un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della violenza».
«Non era certo nelle intenzioni del Santo Padre – continua Lombardi - svolgere uno studio approfondito sulla jihad e sul pensiero musulmano in merito, e tanto meno offendere la sensibilità dei credenti musulmani». Anzi nei discorsi del Papa «appare chiaramente il monito, rivolto alla cultura occidentale, perché si eviti “il disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà” (discorso del 10 settembre), la giusta considerazione della dimensione religiosa è infatti premessa essenziale per un fruttuoso dialogo con le grandi culture e religioni del mondo». «Proprio nelle conclusioni del discorso all’Università di Regensburg – continua il direttore della Sala stampa vaticana - Benedetto XVI ha affermato: “Le culture profondamente religiose del mondo vedono proprio nella esclusione del divino dall’universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture”».
«È chiara quindi – afferma Lombardi - la volontà del Santo Padre di coltivare un atteggiamento di rispetto e di dialogo verso le altre religioni e culture, evidentemente anche verso l’Islam». Anche se Benedetto XVI è partito proponendo come esempio il dialogo dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo con un colto persiano, e le sue brutali parole sulla fede imposta con la violenza, questa «non è stata – aveva spiegato Lombardi già quel giorno – la conclusione del suo discorso. La ragione, infatti, deve aiutare a vedere la critica dell’uso violento della religione». «Il Papa – aveva aggiunto il direttore della Sala stampa vaticana - non voleva dare una lettura di interpretazione dell’Islam nel senso violento, ma affermare che nel caso di una lettura violenta della religione ci troviamo di fronte a una contraddizione con la natura di Dio».
Il caso Islam, alla vigilia del viaggio papale in Turchia, è una patata bollente per la Santa Sede. Un caso che da oggi vedrà impegnati il nuovo Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, e il suo nuovo «ministro degli Esteri», il nunzio francese Dominique Mamberti, fino ad ora ambasciatore pontificio in Sudan ed Eritrea. Questa mattina a Castelgandolfo, alla presenza del Papa, avverrà il cambio della guardia: Benedetto XVI saluterà e ringrazierà l’uscente dimissionario Angelo Sodano, e presenterà agli officiali della Segreteria di Stato e al corpo diplomatico il suo nuovo «primo ministro» Bertone.

Che sulla scrivania troverà, tra gli altri, un nuovo dossier che scotta: quello sulla Turchia.

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