Politica

Santoro contro Mentana dopo lo stop con La7: «È diversamente libero»

RomaL’unico libero è lui, Santoro Michele da Salerno, che ha compiuto sessant’anni sabato (auguri). Gli altri al massimo possono essere «diversamente liberi», diabolica formula che respira i miasmi peggiori del politicamente corretto, camuffando, in quel «diversamente», il «poco» se non il «per niente». Eppure è così che Santoro definisce Enrico Mentana in un intervento pubblicato ieri dal Fatto quotidiano in risposta ai commenti sul mancato accordo tra il teletribuno campano e La7 del direttore del tg della rete di Telecom.
A Santoro non è andato giù che Mentana, inizialmente autonominatosi sensale del matrimonio mediatico dell’anno, si sia permesso - ad anelli restituiti - di criticare la pretesa da parte del conduttore di Annozero di avere licenza di uccidere su La7. «Santoro - spiega Mentana al Corriere della Sera - chiedeva assoluta libertà. L’editore, accordandogliela, rivendicava il diritto di conoscere i contenuti delle trasmissioni, dovendone rispondere». Ma «qualsiasi giornalista non può dire o scrivere quel che gli pare.
Santoro ha così preso carta e penna e scritto al Fatto quotidiano. «Come è noto - attacca Santoro - Enrico Mentana non si è mai incatenato per la libertà di informazione. Anche quando aveva promesso di farlo. Pur nutrendo nei suoi confronti una enorme stima professionale, ritengo che abbiamo nei confronti del potere (economico, politico ed editoriale) atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi». Il fatto è che Santoro ha deciso che a far fallire il suo accordo con La7 sia stato l’ennesimo travestimento di quel mostro di trasformismo che si chiama conflitto di interessi. Il governo Berlusconi avrebbe operato pressioni su Telecom per non rafforzare un concorrente di Mediaset e non dare amplificazione a una voce scomoda. Ogni altra possibile verità è apocrifa. E Mentana dicendo il contrario assume «il ruolo di chi nasconde o vela con le sue interpretazioni il conflitto di interessi». Lui non aveva chiesto mano libera, è stata Timedia semmai a pretendere «di interferire nell’esercizio dell’attività giornalistica, che è autonoma per statuto e vede prevalere il diritto e il dovere di cronaca».
Da Telecom Italia Media ieri è partito un comunicato che ribadisce che le cose non stanno come dice Santoro, che «la rottura delle trattative è dovuta alla richiesta continua e perentoria effettuata da Michele Santoro di riservarsi il diritto, una volta individuato il tema della trasmissione, di modificare, anche in senso profondo, l’eventuale premessa, gli ospiti in studio, la scaletta, i filmati da trasmettere e quanto altro fosse necessario per gestire in totale autonomia il programma da lui condotto, senza alcun ragionevole preavviso». Una richiesta che «vìola le regole interne» e «pone ingiustificati rischi legali di natura penale e civile (solo questi in parte manlevabili) in capo all’editore che non si è ritenuto di correre». Peraltro, fa notare Ti media, Santoro ha rifiutato anche l’«offerta generosa» di Mentana «di includere il programma nella testata giornalistica, al fine di alleviare i rischi dell’editore». Quanto al presunto ricatto operato dal governo con la norma salva-Telecom inserita in Finanziaria, l’azienda fa notare come «le opinioni delle parti sulla gestione operativa dei rapporti fra l’autore e l’editore sono risultate inconciliabili ben prima che fosse emessa la bozza di Finanziaria».

Mentana ha annunciato che oggi risponderà a Santoro attraverso una lettera aperta pubblicata sul Corriere della Sera e continua a pensare che «la partita non è chiusa» e c’è ancora un margine alla possibilità che Santoro sbarchi su La7, ma l’impressione è che tra il giornalista e la rete si sia proprio all’Anno zero.

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