Sarà solo una scrematura ma siamo contenti così

Il naso mi dice che il marciume che esala dal calcio italiano verrà solo scremato. E sarà già gran cosa, di cui essere già grati, di cui rendere esclusivo merito alla barbarica pubblicazione «a prescindere» - cioè non a corollario di un corretto iter processuale - di un mare di telefonate registrate.
Da innamorato dello Sport in genere e del Gioco del Calcio in particolare, machiavellicamente ammetto di benedire in quest'unica occasione l'inciviltà della privacy sciacquata in piazza, la repellente esaltazione del Grande Fratello orwelliano, essendo perfettamente conscio che solo così sarebbe potuta emergere almeno la crema di un calcio putridamente omertoso.
Conosco i miei polli. Ho fiutato l'aria che tira dal comportamento «familiare» del Commissario straordinario Rossi e della Ministro Melandri nei confronti del tecnico e di ben individuati elementi della Nazionale, nonché dalla loro estrema cautela nei confronti del presidente della Lega nazionale professionisti Galliani che nella più rosea delle ipotesi «non poteva non sapere». Ho avuto conferma dal netto affrettato distinguo dell'intemerato inquisitore Borrelli («Questo calcio non è marcio nelle radici ma in certe ramificazioni»). Detto chiaramente, il Calcio, la quinta o sesta industria nazionale che coinvolge emotivamente decine di milioni di cittadini, è troppo importante per l'Italia, per il Governo, per i troppi parlamentari tifosi di questa e quella squadra (e ostaggi dei loro tifosi che s'identificano in voti) che sognano la nostra vittoria al mondiale principalmente per poter perorare la causa di un'amnistia sportiva che a parole nessuno vuole ma che probabilmente non ci sarà solo perché probabilmente non vinceremo il mondiale. Il Giocattolo è talmente importante che non possiamo permetterci il rischio di ridurlo a brandelli per più di un paio di mesi. Altro che andare alla radice del male (tanto per dire: cancellare il fine di lucro delle S.p.A. calcistiche o almeno vietare l'accesso in Borsa a chi non abbia adeguati beni solidi al sole; ordinare la ripartizione obiettivamente equa di proventi televisivi collettivi; istituire l'autonoma Federazione Arbitri; retribuire adeguatamente le singole prestazioni dei direttori di gara, a parità di categoria, senza distinzione fra Grandi e piccoli intesi sia come arbitri sia come club; decretare il tempo di gioco effettivo che riduce il nefasto potere discrezionale).
È frustrantemente inutile ambire alla piena catarsi attraverso la tragedia totale, ramo calcio. Dovremo accontentarci di vederci togliere dai piedi - almeno per un po’ - un bel po’ di famelici squali e di squallide mezze calzette. E dire grazie. Questo è quanto. Fino alla prossima puntata. Altro che «le radici sono sane»…
Se la Juve sarà davvero «soltanto» retrocessa in B, come inducono a credere le indiscrezioni dei media più vicini al Commissario e ai suoi dintorni (mentre - tanto per dire - un adeguato rapporto alla punizione toccata al Genoa per la vicenda Venezia destinerebbe la Zebra a un riposo agonistico di svariate stagioni), capite bene che per le altre maggiori indiziate (Fiorentina, Lazio, Milan), non potrà esservi retrocessione, ma solo pene a scalare, cioè penalizzazioni sul campionato appena concluso (che comportino l'estromissione dalle Coppe europee) o sul prossimo.
Questo dico affinché i tifosi del Genoa siano cauti nel cullare illusioni di serie A a tavolino (mentre si presenterà obiettivamente assai più agevole l'agognata scalata alla vetta della serie B per una squadra che Preziosi vorrà certo rinforzare al punto giusto).

Se poi succedesse il miracolo, tanto di guadagnato.
E la Sampdoria? Io sono invariabilmente pronto a giurare solo su me stesso. Ma la signorilità di Garrone, per quanto credo di conoscerlo, merita tutto il mio rispetto.

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