«Con quello che abbiamo letto nel dossier, io da ex corridore, mi domando come Basso abbia potuto in questi mesi chiudere occhio la notte, e soprattutto come possa ancora oggi essere così sorridente e sicuro di sé. Ho forti dubbi sul Giro, ma per il momento noi e Cunego restiamo fermi al nostro quarto posto maturato sul campo. Da venerdì il ciclismo ha voltato pagina». Pesantissimo, Giuseppe Saronni, grande campione degli anni Ottanta, oggi team manager della Lampre di Damiano Cunego. Non gira tanto intorno al problema: lui è felice di aver applicato il «codice etico» e di aver rimandato a casa nove atleti che a suo dire dopo aver visionato le 36 pagine di questo riassunto del dossier spagnolo sono coinvolti pesantemente.
Dello stesso parere è Paolo Dal Lago, presidente della Liquigas, la formazione capitanata da Danilo Di Luca. «Al Tour cè finalmente un po daria nuova. Mai come adesso le squadre e i loro responsabili sono stati uniti dice : questo è un aspetto molto importante. Non so se le posizioni dei corridori chiamati a difendersi sono gravi, ma nella documentazione che ci è stata sottoposta, la polizia spagnola parla di condicion acleree, situazioni accertate, e non sono piacevoli».
Più cauto Gian Luigi Stanga, team manager della Milram, qui con Zabel e orfana di Alessandro Petacchi. «Due anni fa abbiamo firmato tutti assieme un codice etico interno molto severo: è stato applicato. Il che, però, non vuol dire che i corridori siano già colpevoli. Anzi, vista la documentazione, con un buon avvocato Ivan e gli altri si possono benissimo difendere. La posizione più difficile è quella di Manolo Saiz, tecnico della Liberty Seguoros. Unaltra cosa vorrei dire: è mai possibile che si debba arrivare a dodici ore dal via di una corsa importante come il Tour per avere questi documenti? Credo che sia inaccettabile.
Infine, la Unibet.com ha deciso di sospendere provvisoriamente lo spagnolo Carlos Garcia Quesada, altro nome che figura tra i 58 implicati nello scandalo.
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