Gli imam della violenza fanno il tutto esaurito. Nelle due moschee di Sassuolo va in scena il «grande festival» del fondamentalismo islamico, anche dopo il divieto del Comune ad occupare una struttura pubblica. Tutti dentro, anche i giornalisti ma senza poter ascoltare le prediche. Quelle che, oggi, saranno replicate al Paladido in cambio di cinque euro per l’ingresso e con tanto di sconto per le famiglie numerose.
Cinque euro per cinque orette in ascolto dei globetrotters dell’Islam con la garanzia della traduzione dall’arabo all’italiano per quelli che non capirebbero un’acca delle prediche firmate da Omad Abd el Kafi, Sheykh Rajab Zaky Ahmad Othman, Nagib bin Khayrah e Abdul Rahman al Bar. Tutti imam, naturalmente. E tutti uniti da un comune sentire: la guerra è santa contro gli ebrei e i cristiani, il terrorismo palestinese è cosa buona e giusta e lo Stato d’Israele non ha alcun diritto di esistere.
Sì, i cinque sono predicatori dell’odio islamico e, oggi, dalle 14 alle 19 - insieme a Hamza Roberto Piccardo, ex portavoce e segretario dell’Unione delle comunità islamiche - sono in azione a Milano: guest stars dell’associazione Islamic Relief che, in questo week end pasquale, organizza due appuntamenti (Milano e Bologna) sul tema «la globalizzazione della solidarietà». Il terzo appuntamento, in quel di Sassuolo, non è stato in un luogo pubblico: il sindaco si è rifiutato di ospitarli, «sono persone non gradite in città». Stop del primo cittadino, Graziano Patuzzi (Ds) - inizialmente aveva appoggiato l’iniziativa, «avevamo dato l’ok in modo automatico» - che il vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Isabella Bertolini, si «augura» venga replicato dalle amministrazioni comunali di Milano e Bologna: «Sarebbe cosa saggia che annullasero i tour dell’odio pronti a sbarcare nelle loro città. Non ci deve essere spazio pubblico per chi inneggia alla guerra santa e all’odio contro l’Occidente».
E mentre Sergio Cofferati da Bologna fa sapere che sotto le Due Torri non ha «alcuna intenzione di interferire nelle pratiche religiose della comunità islamica» ma garantisce un intervento «di fronte ad attività che dovessero diventare propaganda o sostegno di attività non lecite», da Milano interviene Cesare Cadeo, presidente di Milano Sport ossia la società che gestisce il Palalido. «Sta alla questura di Milano vietare le manifestazioni, eventualmente» spiega il numero uno della municipalizzata ambrosiana: «Da anni, l’associazione Islamic Relief, organizza questa manifestazione. Anche per il 2007 ha presentato la richiesta e ottenuto il benestare della commissione comunale di vigilanza. Quindi, per Milano Sport che apre i cancelli e pulisce quando tutto è terminato, le carte sono in regola».
Tutto okkei anche se i fondi raccolti dal «grande festival» finiranno nelle casse dell’Islamic Relief, l’organizzazione che ha un bilancio annuale di cento milioni di euro e che sostiene i Fratelli Musulmani ossia i fondamentalisti che mirano alla riesumazione della Nazione islamica. Associazione, Islamic Relief, nota alla cronache perché tra i possibili collettori di gruppi che traducono in azione l’ideologia jihadista. Motivo più «sufficiente per imporre al ministro degli Interni, Giuliano Amato, finora troppo prudente, di vigilare» chiosa l’azzurro Lucio Malan.
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