I funerali del saxofonista e grande musicista James Senese, morto a ottant'anni nell'ospedale Cardarelli di Napoli, si terranno oggi alle ore dodici nella parrocchia Santa Maria dell'Arco in Piazza Madonna dell'Arco 8 a Miano, nel quartiere della periferia cittadina dove l'artista ha vissuto tutta la vita.
Lui e il suo saxofono erano una cosa unica, figlia popolare dei Quartieri Spagnoli di Napoli e al tempo stesso di Harlem. E non poteva essere altrimenti per uno nato da mamma napoletana e papà afroamericano, un soldato sbarcato a Salerno durante la Seconda Guerra mondiale.
Non ha avuto il successo commerciale come tutti lo intendiamo, ma è diventato una leggenda del soul e del funky James Senese, amato e rispettato da musicisti di ogni genere e stile, morto a 80 anni per una polmonite nella sua Napoli. Quella Napoli che lui ha continuamente celebrato spaziando in tutti gli stili tra tradizione e innovazione. Era amatissimo dagli altri artisti dicevamo, e al suo fianco al momento della morte non mancavano personaggi come Enzo Avitabile e Toni Esposito. Va ricordata subito la lunga collaborazione con Pino Daniele (da lui scoperto e lanciato come bassista).
Era ancora attivissimo e proprio a maggio è uscito il suo ultimo album, polemico e agguerrito come la sua anima di artista comanda, dal significativo titolo Chesta nun è 'a terra mia, che rimane il suo testamento. Pieni di ritmo ed energia i suoi concerti con gli artisti e le band più varie. Sapeva essere anche molto melodico, ma la sua anima era il ritmo, il jazz-rock, il funky, il soul. Non a caso il suo maestro da ragazzo era John Coltrane e ha suonato con giganti del jazz sperimentale come Ornette Coleman, Lester Bowie e il gruppo aperto Art Ensemble of Chicago.
Cominciò in una banda musicale di quartiere grazie all'aiuto di un direttore musicale e seguì tutte le tappe di una carriera colorita e multiforme che lo rese apprezzato anche in America, dove negli anni Novanta, al mitico teatro Apollo di Harlem, fu nominato "Brother In Soul". Già, fratello nel soul, un sound che ha perseguito formando, fin dal 1961, le prime band con gli amici come Gigi e i suoi Aster, che traevano spunto dal primo rock and roll ma anche dai dischi jazz che arrivavano dall'America. Dopo alcuni 45 giri per l'etichetta di Aurelio Fierro, insieme al fido cantante e bassista Mario Musella, arriva al successo fondando The Showmen, gruppo che eseguiva brani di James Brown e Marvin Gaye e che molti ricorderanno per la splendida e lenta soul ballad Un'ora sola ti vorrei che nel 1968 trionfa al Cantagiro. Gli Showmen però si sciolgono presto.
Ma Senese è un vulcano di idee e, annusando e anticipando i tempi, dà vita al progetto Napoli Centrale, band che sposa il jazz rock con la tradizione su testi in dialetto. È il successo anche nei circuiti della musica per giovani più esigenti e protestatari. Napoli Centrale fu un gruppo aperto che vide impegnati tra gli altri artisti come Mark Harris, Pino Marangolo e soprattutto Pino Daniele, che fu ingaggiato come bassista. La collaborazione tra i due diverrà un classico del suono di Pino Daniele. "Con Pino c'è qualcosa di magico raccontava Senese anche senza parlare c'è qualcosa che si attiva".
Si parla di dischi come Ricomincio da 30, in cui alla batteria compare un altro grande della musica napoletana e jazz moderna come il batterista Tullio De Piscopo. E parlando di Napoli Centrale è significativo ricordare che siamo tra gli anni '70 e '80, perché la band si scioglie nel 1983 e James attende fino agli inizi degli anni '90 per partire con la nuova carriera da solista. Il suo primo disco solista infatti è del 1991 e si intitola semplicemente con il suo nome.
Significativo e influente è invece il suo album di dieci anni dopo, Zitta! Sta arrivando o mammone, che vede collaborazioni di classe come quelle di Lucio Dalla, Enzo Gragnaniello e Raiz e che gli frutta un premio alla carriera.