Questa sentenza ha leffetto di uno sparo in chiesa: improvvisamente, sveglia tutti su una durissima realtà. È il momento di spazzare via dalla tavolata, come tirando la tovaglia con un colpo deciso, lameno armamentario del nostro facile giallismo tv. Non è più il momento del plastico, dei criminologi svalvolati, del derby tra innocentisti e colpevolisti. È il momento di una riflessione complessa e dolorosa, se ancora ne siamo capaci.
Cè un uomo poco più che quarantenne, nel pieno degli anni, con moglie e due figli. Dopo il delitto del 90, si è rifatto una vita: mai modo di dire è risultato più vero. Sì, Raniero Busco è vissuto unaltra volta. Con unaltra storia, con altre persone e altri progetti. Lidea che adesso questa seconda vita, iniziata a ventanni e durata esattamente altri ventanni, debba finire al macero, come non fosse nemmeno mai cominciata, è in ogni caso spaventosa. Per la società, metà della sua vita è inutile, vuota, priva di alcun valore: limputato deve riavvolgere il nastro e tornare allestate del 90. Lì, come se allora qualcosa o qualcuno avesse schiacciato il tasto dello stand-by, deve adesso ricominciare. Con unaltra storia e unaltra prospettiva. In galera per 24 anni.
È giusto così? È accettabile che questo Busco, quarantenne marito e padre di famiglia, sconti la pena per il Busco di allora, ventenne e tutta unaltra persona? Casualmente, non possiamo nemmeno far partire il disco sui tempi della giustizia italiana: come per paradosso, tutto questo avviene invece per la sua insospettata efficienza, o almeno grazie al suo aggiornamento scientifico, che ha sfruttato lesame del Dna allora impossibile.
Niente da fare, non cè lassismo sul quale infierire con moralismi e indignazione. Non ci sono scappatoie: siamo soli con la nostra coscienza. Il quadro è di una semplicità raggelante. Prima ipotesi: Busco è davvero colpevole. La tentazione è dire subito che allora deve andare in galera, perché quello è il posto degli assassini. Ma persino questo caso, apparentemente così semplice e lineare, implica il suo tormento: davvero è giusto che un altro Busco, nei fatti capace di vivere decorosamente in un consesso civico, come chiedono qualunque pena e qualunque recupero, proprio questo Busco paghi adesso, in unaltra vita, la colpa di quel Busco così diverso e così lontano? Comunque, cè qualcosa che angoscia.
Ma poi, purtroppo, cè la terribile ipotesi due: Busco è innocente. Allora: un uomo innocente viene prelevato a metà del suo cammino di vita, strappato a moglie e figli, e sbattuto a marcire in cella. Questa ipotesi ci riporta brutalmente alleterno dilemma di qualunque società civile, sempre attuale e sempre irrisolto: peggio un colpevole in libertà o un innocente in carcere?
Entrambi sono orrori.
Sbagliato o giusto, quel verdetto è unatrocità
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