È ormai  luogo comune affermare che l'Italia è il Belpaese dall'inestimabile patrimonio  artistico, spesso non tutelato e protetto come dovrebbe. In tempi di federalismo incipiente, non  sarebbe sbagliato aggiungere un corollario: che cosa sarebbe, il nostro Paese, senza il suo  patrimonio «immateriale»? 
 Esso è costituito non soltanto dalla cultura maggiore - dalla messe di poeti, artisti, filosofi,  scrittori -, bensì, verrebbe da dire soprattutto, dai tesori custoditi dalle piccole Patrie. Un  patrimonio d'immenso valore, radicato nella tradizione dei Cento Campanili e dalle minuscole  entità che pullulano sulle nostre coste e sulle nostre montagne. Uno scrigno aperto, fatto  d'artigianato prezioso, di ricette culinarie uniche al mondo, di saperi antichi, di costumi  atavici, di feste che fanno sì folklore, ma in realtà rappresentano  l'anima più profonda  delle  nostre genti. Si potrebbe così dire che il nostro patrimonio immateriale è pari al primo per  quantità, e rappresenta un po' il «sale» della succulenta pietanza che chiamiamo Italia. Per il  turismo, un valore economico enorme, nonostante la sua importanza risieda soprattutto nel tratto  di identità che assegna alle nostre comunità locali. Questa immensa ricchezza, già riconosciuta  dall'Unesco, oggi può diventare oggetto di speciale tutela grazie al progetto «Custodiamo la  nostra storia», lanciato dall'Unione delle Pro Loco (Unpli). 
  Il punto di partenza è stato la raccolta di firme per una petizione popolare, a norma di  Costituzione: ne bastavano 50mila, si è giunti in un giorno soltanto oltre quota 60mila. Il  relativo disegno di legge, già all'esame delle competenti commissioni della Camera dei deputati,  riconosce il valore dell'associazionismo volto ai beni immateriali, definendoimmateriali,  definisce la materia, stabilisce i requisiti per poter accedere a finanziamenti e operare nel  settore. Frutto di una mobilitazione  organizzata dall'Unpli (5.750 pro loco, 600mila soci),  l'iniziativa si avvale anche di una  rete di sostenitori trasversali: deputati e senatori di  destra, centro e sinistra che appoggiano la proposta e s'impegnano a seguirla nel suo iter  legislativo. 
 L'entusiasmo per la riuscita dell'iniziativa non fa perdere di vista l'obbiettivo al presidente  dell'Unpli, Claudio Nardocci: «Sono incredibilmente felice: il nostro è un esercito pacifico che  ha saputo mobilitarsi come un sol uomo. Ma ora dobbiamo star dietro alla macchina organizzativa  e fare in modo che altri parlamentari diventino amici delle Pro Loco, così da garantire che la  petizione possa arrivare al traguardo del voto in aula. Se la  legge venisse approvata,  consentirebbe un definitivo riconoscimento della nostra secolare attività, oltre a facilitare le  svolgimento della infaticabile attività delle Associazioni a noi iscritte. Credo che questo  primo esempio di grande progetto a cui hanno aderito centinaia di Pro Loco costituisca una  svolta determinante: sappiamo bene che siamo costituzionalmente legati al Campanile e per questo  non troppo propensi a lavorare insieme, ma questa volta lo abbiamo fatto e lo abbiamo fatto  bene. Un segnale di maturità: finalmente stiamo prendendo coscienza delle possibilità enormi che  abbiamo se sfruttiamo al meglio le nostre realtà». 
 La legge, spiega Nardocci, contiene «nuove opportunità per le nostre Associazioni, promuovendo e  tutelando il patrimonio culturale immateriale, il nostro naturale campo di azione:  la difesa  delle tradizioni, della cultura popolare, dell'artigianato, delle leggende, delle tipicità  dell'enogastronomia. Il cammino intrapreso è difficoltoso ma non impercorribile, come abbiamo  dimostrato, e ci permetterà di far conoscere a tutti le bellezze ed i tesori nascosti nei nostri  piccoli e grandi borghi.
Sbarca in Parlamento la legge per difendere il tesoro delle «Piccole Patrie»
Convalidate alla Camera dei deputati le oltre 60mila firme raccolte dalle Pro Loco su iniziativa dell'Unpli. Il presidente Nardocci: «Se riusciremo a far passare la petizione popolare potremo tutelare il nostro patrimonio immateriale, dall'enogastronomia alle sagre»
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