Mentre le maestranze della Scala insistono nel loro «muro contro muro» nei confronti del governo, proseguendo con iniziative di protesta dentro e fuori il teatro, dopo lapprovazione del cosiddetto «decreto Bondi» sulla riorganizzazione delle fondazioni liriche, sul fronte politico si sta, al contrario, percorrendo la via diplomatica. Obiettivo: comporre il dissidio e arrivare, entro i canonici 60 giorni previsti per la conversione in legge del provvedimento governativo, a una soluzione equa.
Sulla questione, per la quale era stata anche inscenata una protesta da parte delle maestranze, ieri si è espresso il sindaco Letizia Moratti, che ha annunciato: «Stiamo valutando con il ministero dei Beni culturali, insieme con Stephane Lissner, sovrintendente e direttore della Scala, e il vice presidente Bruno Ermolli, alcuni emendamenti che consentano ai teatri di avere maggiore autonomia e libertà». La nota del primo cittadino, che è anche presidente della Fondazione Teatro alla Scala, prosegue: «Il Teatro alla Scala è conosciuto e amato come nessun altro teatro lirico del mondo, un orgoglio per la mia Milano, per la Lombardia e per lItalia. Ritengo che sia gestito in modo eccellente, tanto è vero che, da quando è nata, la fondazione ha contribuito ad accrescere il suo patrimonio netto nel corso degli anni.
Ecco dunque la necessità di individuare ipotesi di modifica «che consentano ai teatri di avere maggiore autonomia e libertà».
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