Nei giorni scorsi, su queste pagine, abbiamo dato ampio spazio ai grandi sponsor della cultura a Milano. In uninchiesta a più puntate, sono state elencate Fondazioni bancarie, multinazionali ed imprese che ogni anno, con grande sforzo e merito visti anche i tempi di vacche magre, versano milioni di euro alle grandi istituzioni culturali della città, in testa la Scala. Eppure, evidentemente, ancora non basta visto che proprio ieri il vicepresidente della Fondazione Scala, dopo una riunione con il cda, ha lanciato un nuovo grido dallarme. Per ora, ha dichiarato amaramente Bruno Ermolli, il Teatro è riuscito a salvare il cartellone della stagione in corso, ma se resteranno confermati i tagli dei fondi statali di almeno 14 milioni di euro, la situazione potrebbe radicalmente cambiare. «Qualora le riduzioni rimangano così penalizzanti - ha aggiunto - è chiaro che dovremo rivedere tutto. Non è tanto questione di confermare unopera o unaltra».
E allora, il ruolo degli sponsor privati balza nuovamente alle cronache, visto che per chiudere il bilancio del 2010 in pareggio la Scala chiederà un contributo straordinario ai suoi soci fondatori. Una decisione è stata presa durante la riunione del consiglio di amministrazione. Con la manovra finanziaria dello scorso luglio, ha ricordato Ermolli, lo Stato aveva tolto al teatro 5 milioni di euro. Grazie ad alcuni risparmi nella gestione, però, questo deficit sarebbe diminuito («abbiamo fatto i complimenti a Lissner»).
Ma quel che è certo è che per il 2011 sul Piermarini tira una brutta aria. Nel famigerato «Milleproroghe» non ci sono soldi e, con i soli tre milioni in più decisi dal governo per Scala e Arena di Verona e 15 milioni da spartirsi fra le altre fondazioni, il buco della teatro milanese anzichè di 17 milioni di euro sarà di oltre 14. Comunque enorme. Una risposta sul contributo straordinario degli sponsor dovrebbe arrivare nel giro di due settimane e allora si saprà se i dipendenti riceveranno lintegrativo.
Ma non è però questo lunico motivo per cui il bilancio in pareggio appare cruciale. Laltra ragione è lautonomia gestionale che la Scala vorrebbe ottenere. Il regolamento che permetterà di richiedere questa forma organizzativa speciale (e di avere un finanziamento triennale) sarà martedì allesame della commissione Beni Culturali del Senato, uno degli ultimi passaggi prima di entrare in vigore. E prevede che se per due anni una fondazione è in rosso lautonomia venga ritirata. «Credo che entro un mese da oggi - ha spiegato Ermolli - saremo nelle condizioni di avere lautonomia, che è un altro aiuto importante».
Anche il sovrintendente Lissner ieri ha parlato della situazione in un incontro con i sindacati, soddisfatti per lanno che si è chiuso, ma preoccupati per il futuro. «Ci sono notizie positive per il 2010 - ha spiegato Silvio Belleni della Cisl - ma la situazione per il 2011 è molto preoccupante». I sindacati mostrano apparente disponibilità ma lasciano ampiamente trapelare possibili agitazioni. «Se non ci saranno veloci ripensamenti sarà in discussione la programmazione produttiva e artistica del Teatro - ha aggiunto Domenico Dentoni (Uil) -. La politica milanese, in particolare il sindaco della città, farebbe bene a far sentire la propria voce e a intervenire prima che la situazione diventi irreparabile».
Anche la Cgil chiede a gran voce una soluzione perchè, ha spiegato Giancarlo Albori, «gli incassi in cinque anni sono passati da 16 a 31 milioni, la produttività è altissima, il teatro è in piena efficienza mentre il Governo ha fatto un disastro per la cultura. Non credo che i lavoratori di questo settore meritino di essere penalizzati». Nuovi colpi di scena in vista dunque, da far invidia a quelli della Tosca.
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