Scandalo autovelox taroccati Indagati sindaci e vigili di trenta Comuni in Campania

CasertaAutovelox manomessi per aumentare gli introiti delle casse comunali. E più di 200 persone, tra sindaci, assessori e comandanti dei vigili urbani, indagati. Teatro della maxitruffa il Casertano, con 28 Comuni, tra i quali il capoluogo, coinvolti. È quanto emerge da un’operazione congiunta dei carabinieri di Capua e della Polstrada di Caserta, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. I reati contestati sono quelli di truffa, abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, rifiuto e omissione di atti d'ufficio, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, violazione del codice della privacy per il trattamento dei dati personali. Ai rappresentanti istituzionali è contestato anche di avere installato autovelox e photored senza idonea segnalazione, nascosti tra gli alberi o dopo una curva e con una improvvisa variazione del limite di velocità previsto sulla stessa strada. Le somme incassate dai Comuni sono state sequestrate al pari di quelle ricevute dalle società coinvolte e corrisposte dai Comuni per il noleggio e i servizi relativi al rilievo delle infrazioni mediante autovelox o strumentazioni simili. Secondo gli investigatori, il rilevamento delle infrazioni veniva alterato dalle società installatrici con il consenso dei Comuni. E il prodotto dell’attività delle macchinette era analizzato dalle stesse ditte che provvedevano anche alla stesura e alla notifica del verbale di infrazione, attraverso false firme digitali di uomini della polizia municipale. E sulle amministrazioni comunali pende anche l’accusa di non aver comunicato al ministero dei Trasporti le decurtazioni di punti conseguenti alle infrazioni. Due mesi fa, inoltre, la Prefettura di Caserta aveva disposto la sospensione del funzionamento degli apparecchi di rilevamento della velocità e delle infrazioni, imponendo, tra l’altro, segnalatori luminosi in prossimità delle postazioni fisse di controllo, da installare in posti ben visibili dagli automobilisti. I sindaci coinvolti si dicono «sereni». Il tutto mentre il Codacons chiede che «i soldi sottratti in modo fraudolento agli automobilisti siano restituiti ai cittadini colpiti dalle sanzioni illegali». Duro anche il presidente dell'Aci, Enrico Gelpi: «Strumenti come i misuratori di velocità devono servire per prevenire gli incidenti, non per fare soldi in modo improprio». Una soluzione al problema, alla quale l’Aci ha fornito il proprio contributo durante l’iter parlamentare, arriva dalle nuove norme sulla sicurezza stradale varate dalla Commissione Trasporti della Camera, ora in discussione al Senato. Tra queste, un provvedimento assegna i proventi delle multe non più a chi installa gli autovelox ma ai proprietari delle strade, obbligandoli a reinvestire parte degli incassi a favore della sicurezza stradale. Con questa vicenda, il Casertano si candida allo scomodo ruolo di capitale delle truffe a mezzo autovelox. Sedici anni fa, infatti, il sindaco e la giunta di Santa Maria Capua Vetere, in carica alla fine del 1991, furono rinviati a giudizio con l'accusa di truffa per avere installato alcune apparecchiature assegnando il rilevamento della velocità e l'accertamento dell'infrazione a personale non autorizzato. E nel 2004 il segretario regionale della Campania dell'Ugl Polizia, Giuseppe Raimondi, denunciò la vicenda degli autovelox col trucco scoperti in provincia di Caserta e iniziò anche lo sciopero della fame.

E sempre la Campania, un paio di mesi fa, era balzata agli onori delle cronache con un’indagine partita da Sala Consilina che aveva portato al sequestro di una cinquantina di macchinette e al coinvolgimento di una settantina di Comuni.

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