Serena Coppetti
È allarme. Il bollettino della Protezione civile diffuso dalla Asl per oggi e domani segnala il «livello 3», quello dellemergenza. Significa che il caldo dura ormai da più di tre giorni. Troppo per lumana sopportazione. Specie se si tratta dei più fragili e dunque più vulnerabili. Gli esperti la chiamano «ondata di calore» e la reputano «a elevato rischio per la popolazione».
È lafa che soffoca, che ha atteso un po questanno prima di scoppiare. E che fa scattare la seconda parte del piano della Asl. «Oggi - come spiega Luigi Bisanti, responsabile del servizio epidemiologico - gli ospedali sanno che devono rendere disponibile il 10 per cento dei posti letto per ospitare eventuali emergenze». Non solo. Comune, Asl e volontariato che giornalmente col servizio di assistenza domiciliare hanno contatti con 1500 dei tremila anziani ritenuti più «fragili», oggi e domani saranno più attivi che mai. Contatteranno gli anziani e si accerteranno che la situazione sia sotto controllo. Gli altri 1500, come fa notare ancora Bisanti, saranno in qualche modo contattati dal call center (che risponde anche al numero verde 800.29.3464) per verificare che non abbiano bisogno di aiuto.
Ma non è ancora tutto. Assistenti, portieri sociali, custodi sociosanitari sanno che per ogni evenienza devono immediatamente chiamare i medici di famiglia che a loro volta sono già allertati.
«Laddove venga riscontrata una situazione critica - spiega Mauro Martini, presidente regionale dello Snami, il sindacato che li rappresenta - deve essere subito contattato il medico di base anche se non cè una delle patologie classiche, come ad esempio la febbre, per le quali solitamente veniamo contattati». I dottori che conoscono i loro pazienti più «a rischio» sono pronti a scattare al minimo allarme. «Saremo più solerti a scattare in caso di chiamata», rassicura Martini.
Il temuto «livello 3» prosegue infatti anche domani. Gli esperti consigliano così di avere quelle accortezze che sembrano piccole ma invece sono importanti: tenere gli ambienti ventilati e quanto più possibile freschi. E soprattutto bere.
Daltronde i milanesi ritenuti in pericolo non sono pochi. Ci sono i tremila anziani a rischio massimo in cui si concentrano tutte le variabili aggravanti: solitudine, malattia, ricoveri in ospedale non troppo lontani, prescrizione cronica di medicine e superamento della soglia di povertà.
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