da Roma
«Sobrietà economica». È questo l’invito che i ministri si sono sentiti fare da Silvio Berlusconi in apertura del Consiglio dei ministri, dedicato alla nomina dei sottosegretari. «Cercate di tagliare il più possibile».
I numeri, innanzitutto. Sono 37 i nuovi sottosegretari (5 donne), ed al momento nessuno viene indicato come vice ministro. Nel complesso, quindi, il governo è composto da 60 persone, presidente del Consiglio compreso. Così come previsto dalla legge: il 40% in meno del governo Prodi.
Il Consiglio dei ministri si sarebbe dovuto svolgere in mattinata, ma il confronto all’interno della maggioranza (ed in seno agli stessi partiti) ha consigliato uno slittamento della riunione di governo, per avere maggiori margini di trattativa. Trattativa tutta concentrata sulla nomina dei vice ministri. Umberto Bossi li voleva, pensando a Roberto Castelli alle Infrastrutture («c’è bisogno di qualcuno che fa le strade al Nord», aveva detto il Senatùr). Di parere diverso Roberto Maroni per non dover “affidare” deleghe pesanti a Alfredo Mantovano (Pdl, lato An). Ed il Consiglio dei ministri non ha nominato alcun vice ministro. «Ma si faranno», precisa Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture. «Ora testiamo la squadra - precisa Berlusconi - poi vediamo se aumentare il numero degli esponenti».
Michela Vittoria Brambilla trova posto nel governo: viene nominata sottosegretario con deleghe per il Turismo. E qui, viene la prima novità. Le competenze del settore (divise fra Sviluppo economico e Beni culturali) vengono portate alla presidenza del Consiglio. Alla presidenza del Consiglio viene confermata anche la nomina di Paolo Bonaiuti, con delega all’Editoria e sarà capo di un coordinamento per l’informazione. A Palazzo Chigi farà base anche Carlo Giovanardi, con delega ai problemi della droga, famiglia e servizio civile. Il pacchetto di sottosegretari alla presidenza del Consiglio è completato da Aldo Brancher (Federalismo), Rocco Crimi (Sport), Maurizio Balocchi (semplificazione normativa), Gianfranco Miccichè (Cipe).
Nel complesso, Alleanza nazionale strappa otto sottosegretari; cinque vanno alla Lega; due all’Mpa di Lombardo. Due di An vanno allo Sviluppo economico (Martinat ed Urso: quest’ultimo concentrato sul Commercio estero); Viespoli va al Welfare; Bonfiglio va alle Politiche agricole; Giorgetti all’Economia; Menia all’Ambiente; Mantica agli Esteri e Mantovano all’Interno.
Nel complesso, il Carroccio ottiene 5 sottosegretari. Oltre a Castelli e Molgora la squadra leghista è formata anche da Michelino Davico (Interno), Maurizio Balocchi (presidenza del Consiglio) e Francesca Martini (Welfare). Al ministero retto da Maurizio Sacconi, oltre a Viespoli ed alla Martini, vanno anche Ferruccio Fazio (lo scienziato del San Raffaele indicato per la Salute) ed Eugenia Roccella.
Quelli del Movimento per le Autonomie di Lombardo sono indirizzati alle Infrastrutture, dove approda Pippo Reina, mentre agli Esteri approda Enzo Scotti. Per quest’ultimo si tratta di un «ritorno al futuro»: è stato ministro dell’Interno nella Prima Repubblica. Agli Esteri, con Mantica e Scotti, si aggiunge Stefania Craxi. E Giuseppe Pizza, leader della Dc, viene nominato sottosegretario all’Istruzione.
Confermate le indiscrezioni della vigilia per i sottosegretari all’Economia: Vegas, Casero, Cosentino, Giorgetti (lato An) e Molgora. Per quest’ultimo, come per Vegas, si tratta di un ritorno all’Economia. Ed in una nota, Molgora (Lega) anticipa che seguirà il federalismo fiscale.
All Difesa, nonostante le battute di Ignazio La Russa («non serve nessun sottosegretario, basto io»), approdano Guido Crosetto e Giuseppe Cossiga. Mentre alla Giustizia, collaboreranno con Angelino Alfano Maria Elisabetta Alberti Casellati e Giacomo Caliendo.
Con una netta differenza rispetto al passato, quattro ministeri con portafoglio avranno un solo sottosegretario. Sono Politiche agricole (Bonfiglio, An), Infrastrutture (Menia, An), Istruzione (Pizza, Dc), e beni Culturali (Giro, Pdl lato Forza Italia).
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