In scena al Manzoni l’inossidabile «Oro di Napoli»

La molto amata e tanto vituperata Napoli, con le sue contraddizioni e le sue passioni, incorniciata da una malinconica serenità che alleggerisce quell'immagine cruda e realistica che gli stessi napoletani sono soliti a dipingere; così come Giuseppe Marotta che con una raccolta di oltre una ventina di brevi racconti ricorda, con toni nostalgici la sua città, Napoli; se la versione cinematografica firmata da De Sica fu un clamoroso successo, grazie anche alle magistrali interpretazioni di mostri del cinema, da Totò e De Filippo, fino a Sofia Loren e Silvana Mangano, «L'Oro di Napoli» ha preso vita sulla scena del teatro Manzoni, arricchito da episodi inediti, ora comici, ora tragici, ora dolenti, capaci sempre di appassionare il pubblico, di commuoverlo e di divertirlo. Curato da Gianfelice Imparato, anche nei panni dell'interprete al fianco di Luisa Ranieri e dal regista Armando Pugliese, l'adattamento teatrale, conserva la vena umoristica di Marotta. «Il lavoro - racconta Gianfelice Imparato - è stato scritto da Marotta miscelando la sua esperienza napoletana a toni nostalgici e alle atmosfere milanesi nelle quali era immerso in quel decennio di residenza meneghina. Il nostro spettacolo non si è limitato alla scelta di episodi da portare in scena, bensì, prendendo le distanze dalla versione di De Sica, abbiamo intersecato le differenti storie che si dipanano via via sviluppandosi in modo autonomo». Come conferma Luisa Ranieri che, senza compiere alcun sforzo di emulazioni delle due grandi attrici italiane che hanno interpretato il ruolo di Sofia la pizzaiola e di Teresa, conferma il taglio cinematografico dell'allestimento: «Per me è un'avventura: non ho mai recitato in grandi teatri come non ho mai fatto parte di una compagnia di tali professionisti che, senza dubbio, rappresentano una garanzia. Non amo le rivisitazioni dei vecchi film e quando mi chiesero di interpretare quei ruoli ebbi numerosi dubbi; comprendendo che lo spettacolo avrebbe avuto un altro respiro rispetto al film, che non ho mai voluto vedere pre non esserne condizionata, ho accettato la parte senza preconcetti leggendo così i miei personaggi con una chiave differente». Così se De Sica ha tradotto il linguaggio verbale di Marotta in immagini, Pugliese e Imparato, rispettando un grande e raffinato estetismo e incrociando le differenti storie offrono sulla scena uno spettacolo attuale e di matrice moderna. «L'Oro di Napoli» presenta una Napoli tutta puntellata, simboleggiando la precarietà della città e della vita partenopea, disseminata di personaggi in abiti d'epoca, testimoni di un degrado tutt'ora esistente.

È naturale porsi la domanda: ma cos'è l'oro di Napoli? «È senza dubbio la pazienza - racconta Luisa Ranieri - è lo stile di vita dei napoletani stessi che si apprestano quotidianamente alla vita inventandosi ogni volta una giornata diversa dall'altra».

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