Schedati i nomadi di Triboniano: da lunedì si entrerà col «badge»

Identificati tutti gli ospiti: sono stati allontanati amici e parenti

Continua il lavoro di regolarizzazione e sistemazione dei rom di via Triboniano. Sistemato il campo 1, che ospita 170 persone ora tocca al numero 2. Intanto ieri sono stati consegnati i primi tesserini identificativi (130), con foto, nome e cognome, numero di campo e di container, delle 178 persone che abitano nel campo 1. Da mercoledì invece altri 80 rom dovrebbero entrare nei 15 container già sistemati, cui manca solo l’allacciamento. Poi si passerà al campo 3, che ospiterà una cinquantina di roulotte. Le strade interne verranno asfaltate, l’area dove sorgeva in origine il campo sarà sgomberata e bonificata. Di topi, baracche e roulotte vecchie rimarrà solo il ricordo. Al loro posto un prato verde, zona franca che separerà romeni e milanesi.
Ieri il vicesindaco Riccardo de Corato e l’assessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli hanno incontrato di nuovo la «comunità» di Triboniano per mettere in chiaro, per l’ultima volta, quelle regole del campo che l’amministrazione, Don Virginio Colmegna e i volontari della Casa della carità stanno cercando di far rispettare. «Non si possono ospitare persone nel campo, senza avvertire la polizia, che presidia il campo 24 ore al giorno, o i volontari, alcuni dei quali passano la notte in Triboniano, o noi» ribadisce De Corato. Qualche giorno fa, infatti, una famiglia rom aveva ospitato in segreto due parenti. La cosa è stata denunciata alla questura e le persone sono state allontanate. «Se dovete ospitare delle persone - spiega il vicesindaco - potete farlo per qualche giorno, ma ci dovete avvertire. Il Comune è responsabile del campo e delle persone che ci sono dentro. E voi lo siete nei confronti dei vostri amici rom, che aspettano di essere sistemati come voi». «È prevista l’espulsione immediata per chi usa la violenza, manda i bambini a chiedere l’elemosina o usa qualsiasi tipo di coercizione. Sarò il primo a venire a prendervi e a buttarvi fuori», minaccia Don Colmegna. I rom applaudono, sorridono e ringraziano.
«Per la prima volta - commenta Mariolina Moioli - le donne mi hanno sorriso e mi hanno chiesto di aiutarle a trovare un lavoro». «Vi aiuteremo a cercare un lavoro - dice poi rivolgendosi a loro - ma serve anche che chi l’ha trovato ci dica esattamente cosa fa. Così come verifichiamo che tutti i bambini vadano a scuola». Non solo, per le donne sono previsti anche una serie di incontri con i volontari della Casa della carità, mediatori culturali e un antropologo che insegnerà loro a prendersi cura di sé e dei bambini.
Cura di sé che si traduce anche in pulizia del campo: «Solo voi potete sfatare il mito della sporcizia - esorta il vicesindaco -, fate vedere che avendo lavandini, docce, bagni, tutto funziona. L’Italia intera ci guarda. Diamoci insieme una mano».

La conclusione dei discorsi sono i fatti: De Corato fa un ultimo sopralluogo al campo 1, le donne stanno spazzando davanti alle loro «case», aprono la porta per dimostrare che sono pulite, mentre gli uomini ringraziano.

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