Gli schiavi del tabacco eroi per un giorno

Poco importa se due dei tre gol li ha sulla coscienza il lungo portiere algerino Chaouchi, in campo solo perché il titolare Gaouaoui era stato colpito la notte precedente da un attacco di appendicite. Ciò che conta è il punteggio finale che accende la favola del Malawi, un piccolo stato sperduto nell'Africa dei poveri. Nomi come Mwafulirwa o Kafoteka, difficili da pronunciare, sono gli inattesi eroi della Coppa d'Africa. L'Algeria è stata ridicolizzata da un avversario che nelle classifiche Fifa galleggia a malapena sopra la centesima posizione e che in Africa non era mai riuscito a prevalere in gare ufficiali.
Dietro il miracolo si cela il dramma di buona parte dei giocatori del Malawi che provengono da un'infanzia di schiavitù nelle piantagioni di tabacco, il prodotto d'esportazione per eccellenza su cui si sostiene a malapena la fragile economia del Paese. Il rituale è stato il medesimo per Russel Mwafulirwa, centravanti professionista da due stagioni in Svezia con la casacca del Norrkoping, così come per i bambini di oggi. Quelli che si riuniscono nelle piazze della capitale Lilongwe attendendo i pullman di aguzzini che li impiegano per dodici ore al giorno con la schiena ricurva tra le sterpaglie e una paga da due centesimi di dollaro. Operai imberbi, alcuni persino di cinque anni, che assorbono tramite la pelle oltre 50 milligrammi di nicotina al giorno, l'equivalente di tre pacchetti di sigarette fumate. Il tabacco causa dolori addominali, debolezze muscolari, tosse e difficoltà respiratorie, l'anticamera del cancro ai polmoni.
Mwafulirwa e i suoi compagni avevano talento nei piedi e si sono affrancati, abbandonando l'inferno e imboccando la strada del professionismo. Tutto questo mentre il governo del mite Bingu Mutharika, che non vive nel palazzo presidenziale perché sostiene sia infestato dai fantasmi, fa ben poco per fermare le multinazionali che spadroneggiano a Lilongwe.
I giocatori della nazionale, i The Flames, le fiamme ardenti, hanno dedicato la prima storica vittoria in Coppa d'Africa ai piccoli martiri silenziosi. La federazione, specchio di un Paese dalla povertà abissale, ha offerto alla squadra un premio di 10mila dollari da suddividere tra i ventitré atleti del ct Kinnah Phiri, ingaggiato solo perché non c'erano più risorse per il britannico Mike Hennigan. Soldi girati a Malawi Association of Christian Support che pur tra mille difficoltà si batte per rimarginare le piaghe della povertà e del lavoro minorile. Il Malawi sta vivendo la trasferta in Angola scucendo denaro a più riprese, pagando ad esempio le corse del taxi che dall'hotel li porta all'Estádio 11 de Novembro. L'organizzazione giura di aver messo a disposizione un pullman che nessuno ha mai visto.

Dopo la vittoria sull'Algeria la squadra ci ha impiegato sei ore per coprire gli appena cinque chilometri di distanza tra il centro sportivo e l'hotel nel traffico di Luanda. I taxi viaggiavano a passo di lumaca, «anche per farci la cresta», assicura il capitano Peter Mponda.

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