Roma - "Tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini "é opportuno un chiarimento diretto, in modo che le eventuali dissonanze vengano chiarite direttamente e non attraverso i dibattiti pubblici. Senza una pace strategica si andrebbe a una rottura traumatica. Conosco Berlusconi: denuncerebbe il tradimento del patto elettorale". A dirlo è il presidente del Senato Renato Schifani, in un colloquio con il Corriere della Sera, nel quale afferma che se non si arrivasse a un'intesa, "nulla andrebbe escluso. Mi aspetterei una mossa da parte del premier dura e ad effetto". Secondo Schifani il "clima avvelenato" delle settimane scorse ha lasciato il campo a una "situazione meno tesa" grazie all'intervento del presidente del Consiglio, che "ha smussato la durezza di Tremonti" sulla manovra, ha condiviso le dimissioni di Brancher forse "spingendolo al gesto", e ha operato un "cambio di rotta" sul ddl intercettazioni. Su quest'ultimo punto, prosegue, "ben vengano nuove modifiche. Penso che siamo alla vigilia di una svolta positiva, che la maggioranza voterà in modo compatto la riforma, e mi auguro che anche l'Udc possa farlo".
Quanto al diritto all'informazione, "serve un bilanciamento con il diritto alla privacy e al momento non c'é". Schifani smentisce l'accusa di essere a capo di una componente minoritaria in Sicilia insieme ad Alfano: "Nessuna corrente. Oggi la creazione di una o più correnti rischia di far implodere il Pdl". L'inquilino di palazzo Madama interviene anche sulle "molte inchieste che negli ultimi tempi hanno colpito esponenti di rilievo del partito. Tutto ciò - dichiara - non ha aiutato l'immagine del Pdl, ma ritengo esagerato parlare di questione morale".
Sull'Udc, Schifani sembra dar credito all'aggancio dei centristi in maggioranza: "I due partiti continuano ad avere gli stessi valori, sui programmi ci sono molte affinità e la base elettorale dell'Udc guarda più al centrodestra che al centrosinistra". Il Pd, invece è "condizionato dall'antiberlusconismo dell'Idv', ma "ha gli uomini, le intelligenze e il tempo per costruire una credibile alternativa di governo".
Bondi: il correntismo snatura l'idea di Berlusconi "L'intervista del presidente del Senato Renato Schifani dimostra come si possa coniugare un alto e riconosciuto profilo di indipendenza istituzionale con la partecipazione al dibattito politico sul futuro del Paese". Lo afferma in una nota il coordinatore del Pdl Sandro Bondi. "Condivido in particolare - aggiunge - il giudizio sul rischio che le correnti e il correntismo snaturino la concezione della politica del presidente Berlusconi e il giusto richiamo alla necessità di un impegno volto a superare, attraverso un paziente e quotidiano lavoro culturale e politico, le diverse tradizioni che hanno concorso a fondare il Pdl".
Brunetta: chiarimento ineludibile "Condivido ogni frase, ogni singola parola dell'intervista del Presidente Renato Schifani al Corriere della Sera. Anch'io ritengo urgente, e ormai ineludibile, un chiarimento definitivo tra Berlusconi e Fini che ribadisca le ragioni (e sono molte, moltissime) del loro stare insieme nel Pdl". Lo afferma il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta in una nota. "Rinviare sine die questo passaggio significherebbe alimentare le premesse di una rottura senza margini di ricomposizione del nostro patto con gli elettori, utile soltanto a una interruzione traumatica della legislatura. Per questo, al pari dell'amico Schifani, ritengo fondamentale porre un argine netto al pericolo di 'correntismo' nel nostro partito. La costituzione, in forma più o meno organizzata, di gruppi e gruppetti in perpetua e sterile concorrenza tra loro rappresenterebbe infatti la negazione stessa delle ragioni che hanno portato alla costituzione della prima forza politica italiana". Gli elettori, continua ancora Brunetta, "si aspettano da noi riforme incisive e buone pratiche nell'amministrazione, non certo personalismi e posizionamenti tattici fini a se stessi. Mi auguro che a settembre il tradizionale seminario di Gubbio diventi l'occasione per la definizione di una sintesi alta delle varie sensibilità interne al Pdl e per il rilancio - senza più equivoci o tentennamenti - dell'azione del più importante partito della maggioranza".
Lupi: non si può stare assieme per forza "Come sempre dal presidente Schifani arrivano parole chiare sulla necessità di mantenere unito il Pdl in questo importante momento della vita del Paese". Così il vice presidente della Camera Maurizio Lupi. "Chi lo attacca usando argomenti strumentali non solo lavora contro il partito, ma contro i cittadini italiani - aggiunge - che, oggi più che mai, hanno bisogno di vedere realizzato il programma di governo con cui ci siamo presentati alle politiche del 2008.
Questa è la nostra bussola, non si può stare insieme per forza o, peggio ancora, per ricatto. Schifani ha ragione, Fini e il presidente Berlusconi devono verificare, insieme, se esistono ancora le condizioni per portare avanti un lavoro comune. Non si può continuare con i tira e molla".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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