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Schumi-Massa, prima fila tutta rossa

Michael: «Forti tutto il weekend, di certo lo saremo anche in gara»

nostro inviato

a Indianapolis

Il pubblico c’è e non si è per nulla offeso della figuraccia suprema targata 2005, quando le gomme esplodevano, quando la formula uno impaurita decise di fermarsi tranne tre squadre, fra queste la Ferrari. E il pubblico è stato premiato. Perché anche da queste parti la Rossa è una fede trasversale a nazioni, religioni e quant’altro, per cui cappellino in testa, maglietta, hamburger, birra, coca cola, figli in braccio e tutti al circuito. Tutti felici. Primo Michael Schumacher, secondo Felipe Massa, apoteosi un po’ italiana, un po’ tedesca e brasilera, soprattutto apoteosi di sogni e speranze per chi, come il popolo di rosso vestito, è a caccia della resurrezione. Pole numero 67 per l’enorme tedesco, al terzo centro dell’anno, il più importante perché qui è vietato sbagliare. Se la Rossa vuole azzannare gli stinchi di Alonso e Briatore per continuare a credere nella rimonta, non può fallire sul circuito amico di Indy. Lo sa Schumi, la sa Todt, lo sa Massa, ormai completamente al servizio della causa e finalmente là davanti a tener lontani Fisichella, terzo, e Alonso, addirittura quinto, tramortiti entrambi da distacchi che fanno male e inquietano. Giancarlo è a oltre un secondo, dietro di lui Barrichello, ma poco conta perché la Honda in gara non mantiene le promesse. E poi e soprattutto Fernando a un 1”6. Non si capacitano i rivali bastonati in prova e, per la verità, incredulo sembra anche kaiser Michael. Dice: «Per tutto il weekend siamo stati forti e lo saremo anche in gara, però non mi aspettavo un simile vantaggio... Vuol dire che quando funziona il pacchetto della nostra auto (nello specifico sono soprattutto le gomme, ndr), noi ci siamo, noi siamo fortissimi».
E la Ferrari c’è. Per tutto il weekend il destinatario della pole era stranoto, come se tutti avessero avvertito che la lenta resurrezione rampante stava cominciando a dare i suoi frutti o, più probabilmente, come se tutti sapessero da un pezzo che a Indy la Michelin che gomma i rivali sarebbe arrivata con gomme dure come il marmo pur di non forare, scoppiare, pur di non far ridere il mondo come avvenuto un anno fa. «Abbiamo un tale vantaggio - ammette e scherza Schumi parlando del secondo inferto alla Renault – che sarebbe stato meglio accontentarsi di qualcosa meno e tenerne un po’ da parte per le prossime gare... Scherzi a parte – prosegue – in passato abbiamo spesso sofferto, ma ora siamo finalmente ciò che volevamo essere: competitivi, veloci, mi sorprenderei se non dovessimo vincere domani».
C’è ottimismo, si sente, si vede, lo si legge sui monitor dei tempi, Massa è contento della sua seconda prima fila, «no, non sono dispiaciuto per non aver fatto la pole» confessa nel suo ruolo di scudiero da cui molto dipendono le possibilità di rimonta del capo squadra. «Mi fa piacere avere Felipe qui a fianco», sottolinea e lo responsabilizza Michael, perché tutti sanno quanto la rimonta sia proibitiva. Al tedesco tocca fare qualcosa che nella storia della F1 recente non si ricorda. Nessuno è infatti mai riuscito a diventare campione del mondo partendo da 25 punti di svantaggio a metà stagione. Eppure insiste: «Possiamo ridurre il distacco e con un’auto così a nove Gp dalla fine, devi credere nel mondiale».
Parole sante.

Non a caso Fisichella pare stordito dal vantaggio delle Rosse, Alonso incupito, Briatore ridacchia, ma non ha la battuta pronta come al solito. Che sia un buon segno per il popolo rosso vestito?

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