Gli sciacalli del dolore: affitti a peso d’oro vicino agli ospedali

Affitti stellari, senza nemmeno uno straccio di contratto, senza alcun rispetto per la sofferenza. Funziona così il racket della sofferenza, che mette in trappola i parenti dei malati e li incastra in affitti da 50-60 euro al giorno. Fuori dagli ospedali, in particolar modo di fronte all’Istituto dei tumori di via Venezian, i muri e i pali sono pieni di bigliettini abusivi che promettono alloggi immediati a «solo» 500 euro alla settimana. Spesso, chi ha un familiare ricoverato o in terapia ha anche fretta di trovare una sistemazione e non ha il tempo di informarsi più di tanto. Ecco allora che la soluzione più veloce sembra quella di chiamare uno dei numeri degli annunci per strada.
Spesso chi affitta è proprietario di più di un appartamento e a fine mese, nei periodi di «pienone», si trova a intascare somme considerevoli, fino a settemila euro.
Tra i parenti che arrivano da fuori regione, oltre la metà sceglie la soluzione degli affitti veloci in nero. Meno del 40 per cento invece chiede consiglio in ospedale. Eppure, le possibilità per spendere meno ci sono. Da anni i volontari delle associazioni (dalla Legatumori a Prometeo) si fanno in quattro per combattere il racket del dolore e forniscono ai familiari dei malati gli elenchi di tutti gli alloggi convenzionati.

Strutture economiche, soprattutto quando si tratta delle case di accoglienza gestite dai religiosi. «Se qualche famiglia è in particolare difficoltà economica - spiegano i volontari della Lilt - pensiamo noi a tutte le spese, comprese quelle del viaggio di rientro».

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