Cultura e Spettacoli

«LO SCIAGURATO EGIDIO» SALVA LO SPORT

Di calcio giocato ne abbiamo a disposizione fin troppo, in televisione, di calcio parlato altrettanto. Non abbondano, al contrario, le occasioni in cui il calcio viene raccontato con passione e competenza. Ed è per questo che non si può che continuare a dire un gran bene de Lo sciagurato Egidio (venerdì su Sky Sport, ore 23), rubrica ormai di culto condotta da Giorgio Porrà che si è conquistata nel corso degli anni un pubblico di fedelissimi. Lo sciagurato Egidio (dal soprannome manzoniano che Gianni Brera affibbiò all'attaccante del Milan degli anni Settanta Egidio Calloni, sciupagol per eccellenza) non ha perso smalto nel corso delle stagioni e sta anzi ampliando il suo raggio d’interessi. L'incrocio tra calcio e letteratura è sempre al centro dell'attenzione, ma ora viene dato sempre più spazio anche alla produzione italiana e alla valorizzazione della pubblicistica di casa nostra, sempre più ricca e non di rado all’altezza della migliore tradizione straniera. Non si vive di solo Soriano, insomma, anche se all'inizio era logico puntare soprattutto sugli autori sudamericani con quel pizzico di esterofilia che da sempre ci contraddistingue. Per chi è convinto che il racconto sportivo migliore sia quello che esula dai nostri confini c'è comunque Gianluca Vialli nelle vesti di curioso recensore letterario, che nell'ultima puntata si è persino scusato con i telespettatori per la sua mania di parlare sempre o quasi dell'Inghilterra e del calcio inglese, delle sue atmosfere, del suo indubbio fascino. Che non si viva nemmeno di sola Inghilterra lo ha peraltro potuto constatare, subito dopo, chi ha assistito a una intervista all'ex portiere Boranga, capace di evocare aneddoti, profili umani, sapori ambientali e caratteriali che vivono di luce propria. Lo sciagurato Egidio, valorizzando il lato umano del calcio senza aver bisogno di sventolarlo e di compiacersene, è un riuscito esempio di come si possa dar conto della ricchezza e delle sfaccettature racchiuse nei gesti tecnici e atletici di un evento sportivo. È anche la miglior risposta possibile al calcio urlato più che parlato, alle ore e ore immolate alla moviola e sottratte al godimento anche estetico del gioco del calcio, che nasce non solo come competizione, ma anche come appagamento dell'occhio e dello spirito attraverso la bellezza armonica dei colpi dei fuoriclasse. Abbiamo in fondo bisogno, almeno una volta alla settimana, che qualcuno ci ricordi che il calcio sa essere anche poesia. Raccontabile attraverso i ricordi dei protagonisti, le pagine di un libro, le immagini di un film, il suono di una canzone.

Il tutto filtrato e rilanciato da una trasmissione televisiva che riesce a collegare sport e cultura come sarebbe probabilmente piaciuto a Gianni Brera.

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