Scienze

Intelligenza artificiale e fecondazione in vitro: allarme business dagli Usa

L'intelligenza artificiale aiuta la fecondazione in vitro: "Seleziona gli embrioni". In America nascono piattaforme che offrono servizi personalizzati, ma dietro c'è un business: le cliniche ricevono royalties sui dati forniti

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La proverbiale cicogna, oggi, è soppiantata dalla tecnologia. Dalla volontà di rendere la fecondazione un processo programmato e quasi meccanico, studiato da funzioni e algoritmi. Ora, per rimanere incinte, le donne possono affidarsi all'intelligenza artificiale e ai suoi mirabolanti strumenti ai limiti dell'eugenetica: nel mondo sono ormai diverse le aziende di tecnologia sanitaria che stanno sfruttando l'AI (artificial intelligence) per fornire suggerimenti e implementazioni sui trattamenti di fecondazione in vitro. In particolare, le aree di intervento delle nuove strumentazioni sono due aree: la stimolazione delle ovaie e la selezione degli embrioni.

Le domande di fecondazione in vitro sono in crescita, attestano gli esperti, e chiaramente il business si sviluppa proprio laddove c'è un'elevata domanda. Negli Stati Uniti in particolare, gli studi dell'intelligenza artificiale applicati a questo campo stanno producendo effetti che sino a qualche tempo fa parevano fantascientifici. Come spiegato dal dottor Eduardo Hariton, esperto di fertilità, con gli ormoni ovarici che stimolano gli ovociti, un software basato sull'intelligenza artificiale sta lavorando per prevedere la dose più bassa che porterà all'estrazione maggiore, sulla base di pazienti con caratteristiche simili. Quando poi si tratta di selezione degli embrioni, gli strumenti di intelligenza artificiale possono aiutare a identificare quelli di "alta qualità" senza richiedere biopsie e test genetici.

Gli algoritmi basati sull'apprendimento automatico possono offrire suggerimenti basati sui dati dei pazienti e su fattori come l'aspetto degli embrioni al microscopio e la velocità con cui si stanno sviluppando. Come accennato, sono già diverse le piattaforme online che offrono servizi di questo tipo. "La nostra missione - si legge su una di esse - è utilizzare l'intelligenza artificiale per migliorare i risultati della fecondazione in vitro per le donne a livello globale, rendendola accessibile e alla portata di tutti". Le nuove tecnologie, al netto dei dubbi giù sollevati da molti anche in ambito scientifico, consentono infatti un abbattimento dei costi relativi alle pratiche di fecondazione in vitro. Come spiegato dallo stesso dottor Hariton, oggi gli ormoni stimolanti le ovaie possono costare dai 2.000 ai 5.000 dollari per ciclo.

"Il sistema basato sul web è non invasivo, istantaneo, economico e facile da usare ed è scientificamente dimostrato che aiuta a ottenere migliori risultati di fecondazione in vitro e a migliorare l'efficienza della clinica. Questo è il motivo per cui le cliniche in tutto il mondo utilizzano il nostro software", reclamizza una nota piattaforma americana del settore. L'intelligenza artificiale incrocia i dati del "cliente" con quelli di un ampio database e formula "una raccomandazione personalizzata per il trasferimento dell'embrione", con l'obiettivo di ottimizzare i tentativi di fecondazione. E le tecnologie al riguardo sono in progressivo sviluppo: sono infatti allo studio nuovi strumenti di intelligenza artificiale per supportare l’intero processo di trattamento della fecondazione in vitro.

Così si alimenta un business per gli operatori del settore. "Le cliniche che collaborano ricevono royalties per il loro contributo in termini di dati. Se sei una clinica e sei interessato a partecipare, contattaci", si legge su una piattaforma. Esiste inoltre un'app che utilizza l'intelligenza artificiale per identificare la finestra fertile della donna e individuare l'ovulazione. Il progresso certamente porta a soluzioni utili e positive, ma in molti - anche e soprattutto in ambito scientifico - lanciano l'allarme su possibili storture o derive dovute a un utilizzo scriteriato dell'intelligenza artificiale. Al momento il settore è un vero e proprio far west.

In America per ora la Food and Drug Administration non prevede ancora regolamentazioni sull'evoluzione degli algoritmi dell'AI in ambito sanitario.

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