Volevano far danzare Roberto Bolle sulle note solitarie del pianoforte. Chopin ridotto all’essenziale, senza l’orchestra. Un modo di rispondere allo sciopero proclamato dalla Fials, il sindacato di maggioranza di orchestrali e coro, che ha paralizzato la Scala perché non accetta il contratto firmato da Cgil, Cisl e Uil. La direzione del teatro ha detto no per non esacerbare gli animi e evitare di acuire lo scontro che è ormai diventato un muro contro muro. Stasera non ci sarà La Dame aux camelias e neppure domani: saltano tre rappresentazioni. «Abbiamo già perso 700mila euro con gli scioperi» fa i conti il sovrintendente, Stéphane Lissner. «Sono qui per garantire l’unità del teatro. Tutti sono indispensabili, non ho mai considerato uno degli ottocento lavoratori più importante di un altro. Senza gli elettricisti non si fa lo spettacolo, come non si fa senza i musicisti» ripete Lissner. Insomma, nessun contratto separato per le masse artistiche, come chiede il sindacato autonomo che non si arrende all’integrativo firmato da Cgil, Cisl e Uil. Ai musicisti ribelli Lissner riserva critiche e un avvertimento.
Il sovrintendente accusa i musicisti di trascurare il Piermarini in favore di concerti che si svolgono altrove: «Ho il dubbio che gli orchestrali non considerino l’attività alla Scala il loro primo lavoro, la principale attività. Si esibiscono da solisti, in gruppi, con la Filarmonica. Maa furia di tirare la corda, si spezza. E entra in discussione la natura del rapporto di lavoro, non più a tempo indeterminato ». Inoltre l’accordo tra la Scala la Filarmonica è scaduto da un paio d’anni e Lissner spiega che vuole ridiscuterlo insieme a tutte le altre collaborazioni esterne. I tagli del Fus (il Fondo unico per lo spettacolo) annunciati dal ministro ai Beni culturali, Sandro Bondi, significano «10 milioni di euro in meno per la Scala». Inoltre, ricorda il sovrintendente, è in discussione la legge sul Santa Cecilia. Il dubbio di chi ascolta è che le nuove normative sull’autonomia possano tradursi in diverse regole di ingaggio anche alla Scala. «È un momento molto mal scelto per protestare, è bene che il teatro resti unito» suggerisce sibillino.
Lissner scartabella in un plico di fogli con iscritti ai sindacati, stipendi e aumenti. «La Fials ha settantanove iscritti, l’8,5 per cento di tutti i lavoratori» osserva. La media degli aumenti è di 4100 euro contro una media di 5500 euro per l’orchestra. Gli orchestrali di fila passano dagli attuali 55mila euro a 60mila euro nel 2011 e 66mila per chi ha oltre sedici anni di anzianità Scala. Le prime parti vanno da 69mila a 76mila (81mila con l’anzianità), il primo violino (che è solo uno in tutto il teatro) da 81mila a 90mila (97mila dopo 16 anni). Il coro passa da 45mila a 50mila (55mila con l’anzianità). Dopo i fatti, le opinioni: «Non si può dire che i musicisti prendono poco e che lavorano tanto. L’orchestra ha uno stipendio leggermente superiore alla media europea e anche il coro. Negli ultimi tre anni le recite sono passate da 160 a 260 e il singolo dipendente ha lavorato un po’ meno di prima ». Meno di prima con cento recite in più? «Un po’ meno - conferma -. Leggo che suonano dalle otto di mattina a mezzanotte? Una volta ogni tre anni, forse». Secondo Lissner gli 11,5 milioni che il teatro ha messo a disposizione sono il massimo. «Si pagherà solo a pareggio di bilancio» ricorda, sottolineando come gli scioperi li mettano a rischio. La somma è stata giudicata congrua anche dal Fials, che però la ritiene mal distribuita tra i lavoratori, con una penalizzazione delle masse artistiche dovuta al gran numero di impiegati.
Troppi? Lissner dice di no: «Non abbiamo bisogno di più di 185 musicisti, invece ci serve un ufficio marketing e personale amministrativo».Domani i lavoratori si riuniranno in assemblea per discutere il contratto firmato da Cgil, Cisl e Uil ma respinto dal Fials. La prossimasettimana è previsto il referendum.
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