Scola scrive ai volontari della Caritas: «Mettiamo insieme carità e competenza»

Scola scrive ai volontari della Caritas:  «Mettiamo insieme carità e competenza»

Una sintesi tra carità e competenza, perché fare l’elemosina è importante ma non basta, bisogna che la carità entri nelle opere per animarle da dentro. È la proposta del cardinale Angelo Scola in occasione della giornata ambrosiana della Caritas, che Milano celebra oggi. «L’ascolto implica una sintesi tra carità e competenza. Nell’armonico concorso di questi due fattori si è sempre espresso il “genio” delle opere di carità della Chiesa» ricorda l’arcivescovo.
Il tema è stato al centro di un convegno ospitato presso il centro Cardinal Schuster, dal titolo «Con i poveri verso la terra promessa», al quale hanno partecipato cinquecento persone, esponenti delle 850 Caritas parrocchiali, dei 300 centri d’ascolto e del sistema di servizi e cooperative che fanno capo alla Caritas ambrosiana. Ad approfondire il tema delle prospettive pedagogiche della Caritas e dell’educazione alla vita buona del Vangelo è monsignor Franco Giulio Brambilla, presidente della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. «Non è più possibile immaginare l’animazione alla carità come una protesi delle comunità cristiane, delegata ad alcuni specialisti della carità» sintetizza Brambilla.
Scola, nella lettera a tutti coloro che sono impegnati nei più diversi modi nelle Caritas, sottolinea il momento difficile: «Viviamo una stagione di grande travaglio, segnata da gravi contraddizioni: aumentano i bisogni, nuove forme di povertà si affacciano, crescono sempre più le situazioni di emergenza che chiedono risposte. In questo contesto la tentazione può essere quella di limitarsi ad una necessaria ma insufficiente distribuzione di beni materiali».

Per dirla con la tradizione della Chiesa, ci sono le opere di misericordia corporali, a partire dal dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati. E ci sono le opere di misericordia spirituale, come consolare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori. Scola propone un ulteriore salto di qualità: «Occorre porci in pieno ascolto dell’altro».

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