Quando entri nello spogliatoio dei Miami Heat incontri tre treppiedi alti un metro e mezzo accanto alla sacra lavagna magnetica dove si analizzano le strategie di gioco. Sopra ai trespoli, rigorosamente durante ogni trasferta, coach Spoelstra ci appoggia una gigantografia a tre ante del trofeo che i giocatori Nba alzano dopo la vittoria della finalissima. Il motivo? Molto semplice: dopo la delusione dello scorso anno, lo staff tecnico degli Heat ha deciso di motivare i suoi campioni senza lasciare nulla al caso e secondo loro, la presenza dell'obiettivo finale a portata di mano, aiuta a mantenere alta la concentrazione.
«Rispetto allo scorso anno sono cambiate parecchie cose - attacca LeBron James, reduce da un'altra serata in cui i numeri del numero uno non hanno tardato a confermare tutte le sue doti di campionissimo - ad inizio stagione ci siamo tutti guardati negli occhi e abbiamo capito dove sbagliavamo. Ora cerchiamo di ripartire facendo sul serio».
Cosa non ha funzionato secondo lei durante le finali con Dallas?
«Non abbiamo reagito da squadra. Ci siamo disuniti lasciando l'iniziativa a chi ci ha battuto».
Come si riparte dopo una batosta del genere?
«Io a tutti quanti mi pongono questa domanda, rispondo sempre e solo allo stesso modo: la scorsa stagione, abbiamo speso un anno intero a stilare la nostra brutta copia e adesso siamo pronti a fare sul serio».
Perché secondo lei i Miami Heat oggi sono una squadra diversa rispetto a ieri?
«Siamo maturati, abbiamo aumentato la nostra intensità difensiva e in attacco è obbligatorio coinvolgere tutti i giocatori in campo, panchina compresa. Penso che questo breve inizio di stagione lo stia confermando».
Come ci si sente ad essere considerati una volta ancora i favoriti per il titolo finale?
«È il giusto riconoscimento al talento che la nostra organizzazione manda in campo in ogni singola partita. Penso sia normale considerarci una delle squadre da battere».
Dei suoi avversari che ci dice?
«Sono preparati, sono diversi ma l'unica squadra in grado di battere i Miami Heat sono i Miami Heat. Se rimaniamo uniti e lavoriamo per il nostro fine comune, possiamo davvero vincere il titolo».
Lei che ci sta provando ancora, è in grado di dirci quanto è complicato vincere l'anello?
«È difficile, molto difficile. Per chi ci guarda da fuori è tutto molto semplice: siamo forti e dobbiamo vincere.
Lei rimane ottimista?
«Per forza, sono arrivato a Miami per vincere e sono convinto di farlo in tempi molto brevi e per lungo tempo».
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