Lo scontro alla Camera, i tormenti di Berlusconi
1 Aprile 2011 - 08:26Il premier innervosito dalle risse in aula e dalle tensioni nella maggioranza. Napolitano minaccia di scogliere il Parlamento
L'ultimo sondaggio è di ieri mattina. Silvio Berlusconi ha la fiducia del 50 per cento degli italiani. Un record tra gli attuali premier europei il cui gradimento, da Sarkozy alla Merkel, non supera in questi giorni il 20. Eppure il premier ha non pochi tormenti, a partire da quelli che gli procura la sua maggioranza non sempre lucida e conscia che si sta camminando su terreno minato. La Camera è diventata un ring nel quale, per di più, l’arbitro Fini tifa per l’avversario. L’opposizione ormai è un manipolo di provocatori che ha definitivamente rinunciato a fare politica. Capita poi, per complicare la situazione, che a qualcuno del centrodestra saltino i nervi. L’altro giorno è toccato a La Russa, ieri a un deputato che ha lanciato un palla di giornale addosso a Fini e addirittura al ministro Alfano, uno che la pazienza non l’aveva mai persa, che ha lanciato il suo tesserino di deputato.
Immagini forti, che fanno alzare gli ascolti di telegiornali e dibattiti tv. Per l’informazione è una pacchia. Mentana e Santoro ringraziano, ma oltre non si capisce il senso.
Oggi fare a pugni con Fini è come sparare sulla Croce Rossa. Il suo Fli nei sondaggi veri è ormai stabile da tempo sotto il tre per cento. Il Pdl ha vinto, il nemico interno è stato smascherato e ora è all’angolo, da Fare Futuro è diventato Senza Futuro. Non è più un problema, anzi, senza Fini in maggioranza le cose non potranno che andare meglio, a partire dalle riforme che l’ex leader di An sosteneva in pubblico e boicottava dietro le quinte.
Al diavolo Fini e i finiani, ci si occupi di governare in un nuovo scenario che prevede pari dignità tra il Pdl e quei deputati (e senatori) che con un gesto di responsabilità (e perché no, interesse) hanno permesso a questa maggioranza di stare in piedi e continuare a governare. Tra galantuomini i conti si saldano, anche in termini di poltrone. L’ex ministro Scajola, capo dei malpancisti per alcune nomine di uomini non di Forza Italia (tipo lui stesso) se ne fa faccia una ragione. Anche perché quasi otto elettori su dieci del centrodestra non gli hanno perdonato il pasticcio della casa vista Colosseo e non sarebbero quindi felici, per il momento, di vederlo tornare al governo o al vertice del partito.
Anche la Lega, alleato leale e decisivo di Berlusconi, ha qualche problema interno che si potrebbe riflettere sull’efficienza del governo. La questione dei clandestini è delicata e complicata per tutti ma soprattutto per il Carroccio, partito di governo a Roma e di lotta sul territorio, a maggior ragione se si è alla vigilia di una importante tornata elettorale amministrativa. Passino le dichiarazioni sui giornali, ci stanno pure gli slogan ad effetto, ma se il governo si è impegnato a liberare Lampedusa dai clandestini in pochi giorni, nessuno della maggioranza può tirarsi indietro o fare valere questioni di bottega, costi quel che costi. Soprattutto se si è ministro degli Interni. Se lunedì Berlusconi in persona andrà in Tunisia, un motivo ci sarà.
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