È scontro sull’ora di religione islamica a scuola

L’islam a scuola divide l’Italia. La proposta è arrivata dal viceministro allo Sviluppo pubblico, Adolfo Urso, vicino al presidente della Camera Gianfranco Fini: introdurre l’ora di religione islamica negli istituti pubblici. Il primo sostegno è arrivato da Ffwebmagazine, periodico online della fondazione Farefuturo, presieduta da Fini. Ma dal Carroccio arriva invece la prima stroncatura: «Idea assurda». Roberto Cota, presidente del deputati della Lega Nord, spiega: «Noi dobbiamo difendere la nostra identità, non cancellarla». E il ministro Zaia ribalta il punto di vista: «L’ora di religione cattolica dovrebbe essere obbligatoria per i ragazzi islamici». Bocciatura anche dal leader del Movimento per l’Italia, Daniela Santanchè: «Proposta sbagliata che certamente non prosegue nell’ottica dell’integrazione». I consensi arrivano da sinistra. Per Massimo D’Alema si può fare: «basterebbe l’allargamento di un principio che oggi già esiste, cioè quello di optare per un insegnamento alternativo all’ora di religione cattolica. Non vedo perché - afferma da Asolo, dove la sua fondazione ItalianiEuropei tiene una conferenza assieme a FareFuturo - tra le opzioni non debba essere contemplata la religione islamica». E ovviamente apprezzano gli islamici dell’Ucoii, ma preferisce che gli istituti pubblici italiani offrano un insegnamento di storia delle religioni, lasciando alle comunità religiose l’insegnamento confessionale della fede. Divisa anche la Chiesa. Il Vaticano apre all’ipotesi per bocca del cardinale Renato Raffaele Martino, il quale sottolinea che, assicurando i debiti «controlli», si tratterebbe, oltre che di un «diritto», di un meccanismo che permetterebbe di evitare che i giovani di religione islamica finiscano nel «radicalismo». Per il cardinale Ersilio Tonini, invece, «dietro queste proposte c’è pressappochismo. Ci vuole massima prudenza».

Nel 1999 del resto, quando Ratzinger non era ancora Papa, rilasciò un’intervista al settimanale tedesco Welt am Sonntag, mentre in Germania infuriava il dibattito sull’ora di religione. L’allora cardinale si disse favorevole all’adozione di un’ora di islam, a condizione che rispettasse i principi della Costituzione e non fosse «indottrinamento».

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