Scossa ai partiti: subito la nuova legge

Prodi: ce la faremo. Cicchitto (Fi): "Cambiare la bozza Bianco". Maroni (Lega): "Ormai non resta che staccare la spina al governo"

Scossa ai partiti: subito la nuova legge

Roma - Enzo Bianco ci crede ancora. «Il referendum non risolve i problemi che denuncia, non si può andare avanti con 32 forze politiche. Una buona legge può essere fatta solo dal Parlamento». Ma anche il padre della “bozza” si rende conto che il tempo sta per scadere: «Dobbiamo procedere con la massima rapidità e determinazione». E se i veltroniani ostentano ottimismo sulla possibilità di raggiungere comunque l’intesa sulla riforma, se da Palazzo Chigi Romano Prodi si dichiara certo che «il Parlamento cancellerà l’attuale pessima legge», il Cavaliere lascia aperto lo spiraglio, ma intanto si prepara all’ipotesi B, il referendum.
A Palazzo Grazioli infatti giornata di incontri. Berlusconi riceve prima Fini, poi Casini e in serata i leghisti Maroni e Calderoli.

Con il leader di An, riferiscono fonti di Via della Scrofa, dopo la freddezza delle ultime settimane, «un colloquio franco e sereno nel quale sono stati messi sul tavolo i problemi della riforma elettorale». Senza «un accordo preventivo», questa la posizione di Fini, «non esiste più vincolo di coalizione nel centrodestra». Il sì della Consulta ha comunque trasformato lo scenario. Fabrizio Cicchitto suona la campanella dell’ultimo giro. «Adesso le forze politiche contrarie al referendum devono impegnarsi a modificare profondamente la bozza Bianco, che è insoddisfacente per quel che riguarda sia la Camera che il Senato». Maurizio Lupi, responsabile organizzativo di Forza Italia e tra i promotori della consultazione, è convinto che «la sentenza della Corte sarà da stimolo al Parlamento».

Roberto Maroni considera già morta la riforma. «A questo punto non penso proprio che ci sarà una nuova legge elettorale. Si andrà al referendum, a meno che qualcuno nella maggioranza non stacchi la spina al governo, anche se, con questo sistema, la sinistra perde in modo clamoroso». E anche per Altero Matteoli «bisognerà decidere in tempi rapidissimi, altrimenti saranno i cittadini a sostituirsi a una politica incapace». L’Udc chiede al Cavaliere di impegnarsi ancora per cercare l’accordo con Veltroni. Il Cavaliere lascia la porta aperta. «Con Berlusconi - racconta Lorenzo Cesa - c’è l’idea comune di cercare di portare a termine il lavoro della bozza Bianco sulla riforma della legge elettorale. Ci vedremo nei prossimi giorni per le tecnicalità». Il leader di Forza Italia vuole il referendum? «No - risponde il segretario centrista - lui vuole andare avanti con la riforma».

Allarme rosso nel fronte trasversale del no. In prima fila Rifondazione. Da Caracas Fausto Bertinotti sostiene che «il sì non cambia niente». «Il Parlamento - dice - è nella stessa condizione di ieri, cioè quelle di dovere determinare con le sue forze e in piena autonomia lo sblocco della crisi del sistema politico italiano. Io non ho mai riposto speranze sul fatto che le soluzioni potessero venire da sedi diverse». La strada indicata dal presidente della Camera porta al sistema tedesco. «Non sarebbe irrispettoso nei confronti della Corte costituzionale». Per Franco Giordano «dopo il via libera della Consulta adesso la politica ha il dovere di dare al Paese una nuova legge elettorale, partendo dalla bozza elaborata al Senato come punto di riferimento». E per Giovanni Russo Spena «adesso non ci sono più alibi, bisogna costruire subito un nuovo sistema di voto».

Dalla sponda referendaria esultano Antonio Di Pietro, «ora la parola è ai cittadini», e Arturo Parisi, «è finito il tempo degli intrighi di Palazzo e degli imbrogli».

I veltroniani invece cercano di tenere accesa la fiammella del dialogo. «Se i quesiti fossero stati bocciati - dice Giorgio Tonini - il confronto parlamentare si sarebbe certamente fermato. Così si può andare avanti». E avverte: «Non usate il referendum come arma contro l’accordo».

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