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La scuola formato «iPod» E la lezione s’ascolta in cuffia

La svolta tecnologica in elementari, medie e superiori: professori che registrano le spiegazioni e poi le inviano con l’email agli studenti. Con un piccolo investimento economico, i ragazzi possono anche fare osservazioni ai docenti e commentarle in classe

Toni frequentava l’Istituto di istruzione superiore Bodoni-Paravia di Torino, e l’anno scorso si è gravemente ammalato. Costretto a restare immobile su una sedia a rotelle per l’intero anno scolastico. Immediata l’attivazione di una cintura di salvataggio di amici e insegnanti. Ma non bastava. Lui si sentiva isolato. Così un ingegnoso professore, esperto in nuove tecnologie, si è inventato un sistema per coinvolgere a distanza il giovane nelle lezioni di storia e letteratura che si tenevano il classe. «Abbiamo dedicato la nostra Radio nata nel settembre scorso, a Toni, il nostro studente sfortunato - spiega Alberto Pian professore di lettere -. Lui frequentava la quinta ed è stato colpito da una grave malattia. Non poteva muoversi. È stato costretto a restare a casa sulla sedia a rotelle. Così abbiamo pensato di registrare alcuni momenti di discussione della classe, in modo che lui potesse seguirli da casa come se stesse ascoltando la radio. La cosa lo ha coinvolto moltissimo. Alla fine dell’anno scolastico è stato organizzato un esame domiciliare con tutta la commissione e Toni ha superato brillantemente la maturità».
Di necessità virtù dunque. Ora Toni non è più nella scuola, ma il suo nome rimarrà sempre legato al podcast, ovvero a un modo diverso di fare lezione in classe. Originale e coinvolgente. Moderno. Ma in fondo, in fondo, antico. Come la radio. È stata infatti sdoganata la vecchia e intramontabile radio ed è stata trasformata in uno strumento innovativo e didattico. Sempre il professore Pian che ha scritto anche un libro sull’argomento (Podcast a scuola) spiega con esattezza cosa sia questo nuovo strumento di comunicazione e di didattica in cui una lezione si registra, poi si scarica da un computer pronta per essere ascoltata e imparata.
«Un podcast è una radio che si ascolta, si vede, si legge e... si naviga. La si produce senza bisogno di acquistare frequenze e la si ascolta senza sintonizzarsi a una certa ora da un certo luogo». Tutto questo è possibile? «Possibile – conferma Pian – il podcasting viene equiparato alla radio poiché il codice di riferimento è quello audio e poi perché rimanda all’età dell’oro delle radio libere. Il podcast però si è diffuso via etere ma attraverso Internet». Con il podcast, in pratica, l’ascoltatore può recuperare i contenuti audio collegandosi automaticamente ai podcast per scaricare gli aggiornamenti con il proprio computer e trasferirli sui lettori mp3, sugli iPod, sui cellulari, per ascoltarli quando meglio si crede.
Con questo sistema gli studenti riescono ad apprendere anche gli argomenti più ostici in modo dinamico. Non devono più restare incollati a un libro per ore ma possono interagire con gli argomenti e sentirsi coinvolti in prima persona.
«Quando si fanno le trasmissioni in classe – spiega Pian - si discute un argomento, per esempio la Seconda guerra mondiale, ma la discussione diventa una trasmissione tipo talk, tipo telefonate in radio. Molto aperte, spontanee, emotive». Un metodo didattico che funziona. «Gli studenti – aggiunge il professore - esprimono le proprie opinioni e gli argomenti si contestualizzano. È uno studio molto più vicino al giovane che non si dimenticherà mai più l’argomento, e poi sarà in grado di trattarlo, di commentarlo. Inoltre il ragazzo potrà riascoltare quando e come vuole la lezione ed essendo lui stesso protagonista coinvolge gli amici o i genitori per riascoltarsi».
Ma si è aperto davvero nella scuola un nuovo modo di apprendere? «Il cammino è lungo ma sicuramente c’è un grande interesse per le nuove tecnologie – spiega Pian –. Però è importante che il professore sia preparato e convinto di quello che propone. Alcuni pensano che questo delegare agli studenti sia svilire il proprio ruolo. Ma è un errore. Un professore non dev’essere una specie di salame imbalsamato. E gli studenti spesso si annoiano a sentir parlare o leggere un testo senza poter dire la loro».
Partecipare è un’altra cosa. «I miei ragazzi si sono appropriati di un metodo. Sanno come si analizza un testo, come si discute. I protagonisti delle lezioni sono loro e non io. Noi programmiamo le lezioni. Per un paio di mesi le preparo io. Poi lascio fare a loro. Per esempio, dobbiamo studiare Dannunzio. Domando: chi fa la lezione sulla vita ? Chi fa la poesia? Il giorno stabilito gli studenti svolgono la lezione in classe dopo aver letto i testi a casa. Durante la lezione, che viene filmata, io non interrompo, semmai mi soffermo su alcuni punti. Poi si discute. Sembra di essere in un circolo letterario. In questo modo non servono le interrogazioni né i compiti scritti. Loro mi presentano molte relazioni scritte. Anche 15 in un anno scolastico. Con questo sistema a marzo finiamo la storia e dedichiamo il tempo a ripassare. Poi svolgiamo 25 autori, ogni studente legge almeno tre romanzi, autori classici italiani e stranieri». Pian offre con orgoglio le prove della validità di questo nuovo metodo di insegnamento. «Nella mia scuola solo il 5% degli studenti della maturità hanno scelto la prova di italiano. Nella mia classe l’hanno scelta il 95% dei ragazzi».
Con la web-radio scolastica, dunque, le lezioni hanno un carattere più incisivo, più coinvolgente, gli studenti non sono spettatori distratti ma protagonisti. Non a caso questo metodo viene adottato sempre più spesso negli istituti superiori, nei licei, ma anche nelle scuole medie e nelle elementari. Antonella Brugnoli sviluppa una radio podcast scolastica che coinvolge una rete attiva di circa 80 scuole d’infanzia, primaria e secondaria su tre lingue: italiano, sloveno, friulano. Brugnoli utilizza microfono, radio e web con i suoi ragazzini delle elementari. Ma per fare cosa? «Nel marzo scorso – racconta – i bambini avevano visto tantissimi immigrati fare la coda davanti la questura per il visto sul permesso di soggiorno. A loro aveva molto colpito la cosa. E allora abbiamo deciso di uscire con computer portatile e hanno intervistato questa gente. Si sono divertiti molto a fare la radio. In questo modo imparano a porre le domande a impostare gli argomenti. Una volta rientrati in classe abbiamo riascoltato, sistemato la trasmissione, con l’introduzione e la conclusione. La classe è diventa un’aula di registrazione, un’interrogazione di gruppo. Ed è stato un successo. Il file è stato pubblicato in rete e ora è scaricabile in tutto il mondo. Un prodigio che emoziona molto i ragazzini».
Domizio Baldini, insegnante di lettere in una scuola media aggiunge la sua esperienza: «Io leggo le poesie e poi le metto nel podcast così gli studenti possono riascoltarle e impararle senza errori di accento o di interpretazione. Inoltre i ragazzi intervistano personaggi che fanno cose particolari. Tipo il calciatore, l’atleta oppure il musicista o il pittore. Poi con il podcast si risentono, coinvolgono i genitori all’iniziativa: imparano e si divertono». Baldini spiega com’è stato folgorato dal podcast. «Questa tecnologia l’ho scoperta in California, dove ho partecipato a un convegno assieme ad altri 250 insegnanti. Da allora mi sono tenuto in stretto contatto con i colleghi stranieri.

In Europa però nessun paese è più avanti degli altri, siamo tutti sullo stesso livello e questo ci permette di crescere tutti assieme. In Italia molti insegnanti sono interessati a questo metodo ma a volte sono frenati da dirigenti scolastici un po’ troppo all’antica».

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