La scuola vista da un Nobel per studenti senza futuro

Come si può rinnovare l'educazione in Italia? La ricetta è semplice: buoni professori. Ma ancora non funziona

La scuola vista da un Nobel per studenti senza futuro

Ho avuto occasione di incontrare recentemente i membri di una commissione che si occupa dei programmi scolastici italiani per le scuole elementari e medie. L'interessante conversazione mi ha indotto a scrivere alcune riflessioni che ruminavo da tempo. Il mondo moderno ha bisogno di una riforma radicale dell'insegnamento; i cambiamenti del secolo, due guerre mondiali, i pericoli delle bombe atomiche, le tecnologie moderne, lo richiedono. Einstein disse: "La liberazione della potenza atomica ha cambiato tutto salvo il nostro modo di pensare, e così si slitta verso una catastrofe senza precedenti". Le scuole non possono fare a meno di affrontare questi gravi problemi.

È chiaro che si deve imparare a leggere e scrivere e gli elementi dell'aritmetica. Un po' più tardi le cose si complicano. È chiaro che la educazione letteraria e artistica, in particolare conoscere gli scrittori della propria lingua, è importantissima. I sentimenti che essi suscitano finiscono con influenzarci profondamente e fanno parte non solo della istruzione, ma anche della educazione che le scuole dovrebbero impartire. Tuttavia non è necessario rendere i classici noiosi, e un pedagogo abile dovrebbe presentarli in modo che i ragazzi li godano veramente e li assorbano per la vita. Viene poi il doloroso tasto delle lingue straniere. Qui, a mio avviso, o si imparano sufficientemente per servirsene o è meglio non perderci tempo. L'inglese al momento è una lingua abbastanza universale da dover essere seriamente considerata e i cittadini di lingue poco diffuse come l'olandese o le lingue scandinave l'imparano bene e scuola. Inoltre l'inglese ha una letteratura ricca e divertente. Credo che non pochi dei grandi romanzi inglesi e francesi o russi potrebbero formare il gusto letterario senza far soffrire, qualora si riesca a leggerli nell'originale. Le lingue morte le lascerei ai soli specialisti. Il luogo comune che sono formative spero a quest'ora sia tramontato; se non lo è, ricordo solo che ci sono molte cose scientifiche assai più "formative".

Storia e geografia vanno anche imparate, ma non si deve dimenticare che siamo nell'epoca degli aeroplani, dei satelliti e delle bombe atomiche, e guerre tra Pisa e Lucca e anche quelle di successione possono essere dimenticate; mi sembra anche che fare finire la storia alla prima guerra mondiale o giù di lì, se ha forse ragioni pratiche, privi i ragazzi di quello che più loro dovrebbe interessare. Certo il limitare la storia a quella italiana è un serio errore che fa acquistare una visione politica distorta, anacronistico e provinciale, di gravissime conseguenze. È anche indispensabile che i ragazzi acquistino qualche nozione di economia, in modo che non si possano dare loro a intendere le frottole che ho visto in alcuni testi italiani. Per la matematica e le scienze, ci si trova di fronte a campi in cui il progresso negli ultimi 100 anni è stato rivoluzionario, quasi come nella tecnologia. Per la matematica, passata al più presto l'aritmetica elementare, farei vedere come si usa il cervello per raggiungere risultati interessanti: la somma degli angoli del triangolo, il teorema di Pitagora, l'infinità dei numeri primi, l'irrazionalità della radice di due, i primi concetti del calcolo infinitesimale sono tutte meraviglie che, presentate bene, devono interessare anche chi non sia portato alla matematica, e che veramente insegnano a ragionare.

Un problema grave che va affrontato è quello della educazione sessuale. Forse va lasciata alle famiglie, perché ha troppi agganci con la morale, con la religione, con usi e tradizioni. D'altra parte la pillola e i costumi moderni hanno cambiato i termini del problema e mi sembra che qualche cosa vada detta a scuola, se non altro per dare nozioni corrette e non lasciare tutto alle chiacchiere dei ragazzi. Un'altra cosa che io farei sarebbe di istillare nei ragazzi di ambo i sessi l'amore per la natura; il fare una bella gita in montagna, il dormire nel sacco-letto, il cucinare e mangiare roba buona, il raccogliere frutta selvatica o conoscere i funghi, lo sci di fondo, la vela e cose simili hanno un profondo valore educativo. Anche qui scuola e famiglia devono collaborare, ma una volta destato il gusto nei ragazzi credo che essi si educherebbero da sé, o con gruppi di amici. Non ho menzionato molte discipline come la filosofia, la storia dell'arte, la musica, rudimenti di diritto e sociologia e altre ancora non perché non siano importanti, me per la mancanza di tempo scolastico. Il rimedio, almeno parziale, è di lasciare alcune discipline facoltative. Chiave di tutto è la qualità degli insegnanti. Ce ne sono di molto bravi e andrebbero incoraggiati e premiati. Penso che l'esempio dei migliori, specialmente se riconosciuto dai superiori, possa giovare immensamente.

Avendo fatto il professore per mezzo secolo e visto un po' di mondo, ho cercato di riassumere ciò che desidererei che la scuola insegnasse ai miei nipoti. I miei desideri non saranno condivisi da tutti, ma spero possano far pensare.

(22 aprile 1984)

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