Alla fine lhanno spuntata loro, ovvero gli studenti lavoratori del liceo classico serale Gandhi che vedranno aprire la loro classe, ovvero il terzo e ultimo anno. Si è concluso così il vertice del Pdl che si è tenuto ieri con lassessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli e le sigle sindacali Cisl, Uil, Diccap e Csa sulla questione delle scuole civiche.
«La terza liceo classico aprirà - spiega lassessore - a patto che ci siano almeno 10 frequentanti, non dieci iscritti, ma dieci frequentanti». Gli studenti del Gandhi, che avevano interrotto il sindaco durante la sua performance al teatro Dal Verme per protesta, bollano laccordo come «un contentino». E ieri sera, dopo lassemblea, si sono trovati fuori da scuola per fare lezione allaperto. «La riapertura della terza era scontata - osserva la portavoce Roberta - visto che avevano un numero sufficiente di iscritti. La legge sulle scuole paritarie, infatti, prevede un minimo di otto iscritti, come confermato dal provveditorato».
Una decisione politica che ha portato a un repentino cambiamento di orientamento da parte dellassessore, che fino a due giorni fa aveva deciso di tenere la linea dura: «Abbiamo ritenuto opportuno fare questa modifica dopo una riunione del sindaco con il direttore dellufficio scolastico regionale e con la Provincia volto a uniformare lofferta formativa serale della città». Garantite le lezioni anche per gli 44 frequentanti dellIpia, lIstituto professionale di Stato Industria e Artigianato, hanno già trovato posto nelle classi delle altre scuole statali. Rimangono confermati quindi i tagli per le altre scuole: il biennio che permette di concentrare due anni in uno rimarrà attivo solo nelle ore serali. Cancellati quindi i corsi alla mattina e al pomeriggio: «Se si tratta di corsi per studenti lavoratori, non si capisce chi frequentasse i corsi di giorno - commenta Paolo Massari, presidente della commissione Educazione di Palazzo Marino -. Il sospetto è che fosse frequentato da ragazzi bocciati che non avevano voglia di ripetere lanno nella propria scuola, magari perché più dura». «Milano - continua la Moioli - mantiene la sua tradizione storica e la rende coerente con il bisogno formativo attuale.
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