Milano è un città generosa, capace di accogliere e integrare, così la pensa buona parte degli immigrati che vivono e lavorano in città. Non tutti condivideranno, ma un fatto è certo: negli ultimi anni lintegrazione è sempre di più oggetto di iniziative, eventi culturali e progetti per favorire lintegrazione, promossi da istituzioni pubbliche e private, associazioni, volontariato e dagli immigrati stessi. Come dire, se le politiche migratorie hanno dato espliciti segnali di scricchiolamento in Francia, Inghilterra e Olanda, il capoluogo lombardo potrebbe diventare un laboratorio interessante per sperimentare nuove vie di integrazione alla luce delle esperienze fallimentari in alcuni Paesi europei. Ed è proprio dallEuropa che arrivano segnali forti e chiari: bisogna cominciare dalleducazione, quindi sarà nelle scuole sempre più meticcie che le politiche comunitarie dovranno investire nei prossimi dieci anni. Su quali strumenti adottare per favorire lintegrazione dei bambini degli immigrati e come riformare la scuola per renderla più moderna, si sono interrogati nei giorni scorsi i ministri dellistruzione riuniti a Bruxelles. Il commissario per leducazione Jan Figel ha sollecitato gli stati membri a predisporre corsi di lingua dedicati ai figli degli immigrati (ma forse servirebbero anche ad alcuni autoctoni). Polonia e Grecia hanno sollecitato un dibattito a livello europeo sulla violenza nelle scuole. Un fenomeno emerso anche in Italia con i noti episodi di bullismo.
Si è anche discusso sulla necessità di migliorare linsegnamento pre-scolare e di combattere labbandono scolastico: secondo le fonti EuroNews, soltanto lanno scorso circa 5 milioni di studenti nellUe hanno lasciato prima del tempo la scuola dellobbligo.Scuole meticce, lintegrazione nasce fra i banchi
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