Otto mesi dopo i fatti cè una sentenza che inchioda i responsabili di uno stupro odioso, che ha scosso profondamente la capitale. I romeni Oltean Gavrila e Alexandru Jean Ionut sono stati condannati per aver violentato una ragazzina di 14 anni alla Caffarella lo scorso 14 febbraio. Una condanna con lo sconto: 7 anni e 4 mesi di carcere a Gavrila (più altri 4 anni per un altro stupro commesso a luglio al Pigneto), 6 anni a Ionut. Una decisione che in molti considerano troppo mite.
Il pm Vincenzo Barba non si sbilancia, dice che le valutazioni le fa il giudice e che vuole aspettare di leggere le motivazioni prima di decidere il da farsi. Ma è chiaro, visto che per i due imputati aveva chiesto dieci anni di carcere (più altri sei anni e otto mesi a Gavrila per laltra violenza), che non è soddisfatto. Una decisione giudicata poco severa anche dal sindaco Gianni Alemanno, che ha annunciato lintenzione del Comune di costituirsi parte civile anche in appello. «La mia prima impressione - dice - è che siamo di fronte ad una sentenza ancora troppo mite se paragonata alle richieste del pm. Siamo di fronte non solo ad una violenza sessuale ma ad una violenza perpetrata contro una minorenne, cosa che dovrebbe costituire unindubbia aggravante. In ogni caso, per un giudizio definitivo dobbiamo leggere le motivazioni della sentenza e comprendere cosa ha spinto il giudice ad essere più clemente rispetto alle richieste della pubblica accusa». Critico contro la sentenza anche Gianni Sammarco, coordinatore di Roma del Pdl: «In attesa delle motivazioni - sostiene - nonostante si trattasse di rito abbreviato, la sentenza mi sembra oltremodo morbida. Il reato commesso è stato particolarmente efferato e reso ancora più odioso dalla minore età della vittima. È importante che non passi lidea di cavarsela con poco, un messaggio sbagliato che potrebbe incoraggiare il reiterarsi di ulteriori crimini». Perplessa anche Barbara Saltamartini, responsabile delle Pari opportunità del Pdl: «Limpressione è che la gravità inaudita di questo tipo di reati non venga recepita fino in fondo».
Cè rabbia e incredulità per lentità delle condanne alla Caffarella, un quartiere dove molti hanno ancora paura ad addentrarsi nel parco dove si è consumata la violenza. «È una vergogna - continuano a ripetere gli abitanti della zona - gli hanno fatto un regalo, hanno rovinato la vita a due ragazzini». Nel bar, a largo Pietro Tacchi Venturi, dove la notte dello stupro furono soccorsi i due giovani ieri pomeriggio non si parlava daltro. «Questa sentenza è una vergogna - dice Luigi, 54 anni, un cliente - se fosse stata mia figlia con una condanna così sarei impazzito. Anche perché sicuramente, per come funziona la giustizia italiana, quei due mostri usciranno anche prima». «Gli hanno fatto un regalo - aggiunge Roberto, il gestore del bar che il 14 febbraio soccorse i due ragazzini impauriti - ma non voglio dire altro, quella sera la voglio solo dimenticare». «Sette anni sono veramente troppo pochi - concorda Simona, unadolescente di 13 anni che abita a due passi dalla Caffarella - dal giorno dello stupro allinterno del parco non ci va più nessuno, fa troppa paura».
Barricati in un silenzio assoluto i familiari della giovane vittima che, pur facendo trapelare disappunto per la sentenza, non vogliono dichiarare nulla. «Quello che penso lo tengo per me - dice la zia - dalla mia famiglia, in questo momento, viene silenzio assoluto». «Non ci interessa», le fa eco la nonna. Anche se il volto ancora affranto dice tuttaltro. Hanno voglia di tornare alla normalità, di cancellare dalla memoria quel maledetto giorno di San Valentino e le settimane che seguirono tra interrogatori e ricognizioni fotografiche. Fino alla cattura di Karol Racz e Alexandru Isztoika. Lincubo sembrava finito, i responsabili di quellorrore sembravano assicurati alla giustizia. Ma il test del dna scagionò i due romeni e per i due ragazzini ricominciarono gli interrogatori e i riconoscimenti.
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