Giancristiano Desiderio
Lanno che doveva cambiare lItalia (Mondadori) è il titolo di Claudio Velardi che con onestà riconosce che lanno che doveva cambiare lItalia non ha cambiato un bel nulla (se non in peggio) perché il 9 e 10 aprile lUnione, che avrebbe dovuto stravincere le elezioni, in realtà è stata sconfitta. Sullo stesso tema ora è stato pubblicato da Il Mulino un altro libro curato da Itanes, cioè Italian National Electiones Studies. Che cosè? Un programma pluriennale di ricerca sul comportamento elettorale e le opinioni politiche degli italiani che vede impegnate a lavorare insieme alcune università e lIstituto Carlo Cattaneo di Bologna. Si tratta di un libro molto diverso da quello di Velardi, perché è analitico, sociologico, ricco di dati, numeri, interviste (fatte prima e dopo le elezioni) a oltre dodicimila italiani. Insomma, non un brillante pamphlet come Lanno che doveva cambiare lItalia, bensì uno studio accademico che dopo aver analizzato, indagato, confrontato giunge alla medesima conclusione di Velardi: il centrosinistra, pur ufficialmente vincitore delle elezioni 2006, in realtà è uscito sconfitto dal voto.
Il libro, infatti, sintitola così: Dovè la vittoria? «Il fatto che così tanti italiani», si legge nella ricerca Itanes, «si siano recati alle urne per esprimere un voto valido chiama in causa la campagna elettorale. Per questo abbiamo esaminato i temi discussi durante la campagna, la popolarità dei leader, limpatto dei faccia a faccia televisivi tra Berlusconi e Prodi. Abbiamo poi seguito levoluzione delle intenzioni di voto. E siamo giunti alla conclusione che lultima campagna sia stata vinta da chi è arrivato secondo». Ma tu guarda un po che scherzi che ti combinano gli elettori, quegli stessi elettori che ora, secondo il presidente del Consiglio sarebbero «impazziti».
La differenza introdotta da Itanes tra «campagna» e «risultato elettorale» è abbastanza sottile: il centrodestra ha vinto la campagna, ma il centrosinistra ha vinto le elezioni. Ma, al di là delle interpretazioni e delle ammissioni a denti stretti, la realtà politica che emerge è chiara e evidente e ignorarla e fare finta di nulla, come se il 9 e 10 aprile le cose fossero andate in modo diverso, è giocare dazzardo. Se si vuole si può anche mettere la realtà tra parentesi, sta di fatto che poi la realtà si vendica. È questo il caso specifico del governo Prodi e di una maggioranza che, per usare un eufemismo, si può definire «anatra zoppa».
Il destino del governo Prodi è stato segnato fin dalla prima ora quando si è deliberatamente voluto ignorare il responso elettorale. Il suo declino è iniziato subito perché il difetto non è nella fine, ma nella stessa origine: in una legittimazione più formale che sostanziale. Romano Prodi ha voluto governare (si fa per dire) lItalia come se avesse vinto le elezioni, mentre le elezioni, come dice fin dal titolo la ricerca Itanes, non hanno un vincitore. Detto in altre parole: il governo senza vittoria che nutre lillusione di aver vinto è un governo perdente. La storia di questo esecutivo, che è stato anche definito il peggiore nella storia della Repubblica, conferma la regola.
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