Per suo merito e nostro orgoglio ligustico sta per arrivare lo Spezia in cadetteria. Chapeau! Per loro demerito e nostra sfortuna guai se dovessimo sorbirci un «Campionatissimo di serie B» con il trio ligure «perfezionato» da Genoa e Sampdoria. Non scherziamo. «Emmo za daeto» al tempo del Campionatissimo di serie C.
A questo punto la serie B che anela alla serie A fa il verso all'indimenticabile Mimmo Modugno dell'«Orlando in campo». «Sono rimasti in tre, tre somari e tre briganti» - Padova a quota 60, Varese a 59 e Sampdoria a 58 -, a giocarsi il 5° e 6° posto degli agognati play off. Il Padova si è fatto rimontare due gol dal tosto Grosseto che ha confermato alla distanza la prepotente superiorità fisica che cinque giorni prima, sul prato gonfio d'acqua, gli permise la vittoriosa rimonta sul Varese. Ma resta lì. Il Varese, a Padova, ha messo a frutto col furetto De Luca, a spese del Cittadella, il via libera inizialmente ricevuto da un macroscopico «liscio» dell'ex biancorosso Gorini. E resta lì. La prestazione della Sampdoria nel primo tempo anti Bari-mini-Barça trasudava il grigiore dei titubanti pellegrinaggi blucerchiati a Crotone e Vicenza. Per fortuna di Iachini e discepoli, Vincenzo Torrente non ha però a disposizione Xavi, Iniesta e Messi: sicché alla lunga i migliori compagni di Gastaldello - da Obiang a Laczko, da Renan a Eder - sono riusciti a venirne felicemente a capo. E restano lì. Purtroppo però, al talentuoso Eder che finalmente ha ripreso gusto al gol si contrappongono gli acciacchi di Pozzi e gli stordimenti di Pellè e Bertani, oltre all'irrisolta staffetta Foggia-Don Juan, che generalmente esprime il meglio (non di rado il «meno peggio») in chi è chiamato a subentrare. A Marassi, comunque, dall'inizio del girone di ritorno il risultato ha premiato l'esuberanza di Iachini e la fede dei tifosi con 6 vittorie e i pari con Livorno e Ascoli. Oggi però a Modena, all'ora dei tortellini in tavola (inizio ore 12.30), contro padroni di casa in gran forma (Di Gennaro geniale, sontuosi i «prestiti» blucerchiati Signori e Perticone) ma serenamente privi di mire sopra e paure sotto, l'imperativo categorico per Gastaldello e compagni è quello di riscattare le delusioni patite a Crotone e Vicenza, sì da negare vantaggi psicologici e pratici a Varese e Padova che alle 15.00 avranno presumibilmente poco da divertirsi ospitando rispettivamente la disperata Nocerina e il lanciatissimo Sassuolo.
I giocatori del Genoa non meritavano lo schiaffo di dover giocare nello stadio deserto di Brescia (ore 20.45) le partite contro Cagliari (domani) e Palermo (domenica 14 maggio). Non lo meritavano, ma obiettivamente per loro è (sarà?) una fortuna. Meno disturbi. Gli stessi giocatori del Genoa, finalmente alla guida di un tecnico «normale», Gigi De Canio, non meritavano la sconfitta di San Siro rossonero e neppure quella di Bologna, avendo il Grifone, per lunghi tratti in entrambi i casi, giocato complessivamente meglio degli avversari. Il che mi fa dire che il presidente Preziosi ha sbagliato una volta in più a non chiamare subito De Canio anziché il richiamato Malesani per le partite «potabili» con Novara, Cesena e Siena che hanno fruttato 2 miseri punti. Il maggiore e purtroppo ineliminabile problema del Grifo è quello della difesa alla frutta, un tiro dell'avversario un gol. Sono 66 quelli subiti in 35 partite, 1,886 la mostruosa media-gara passiva di un reparto arretrato che Preziosi non ha voluto rinforzare a gennaio. A rimettere le cose a posto dopo l'agonia di Bologna ha peraltro pensato il Lecce facendosi battere a domicilio dal Parma diretto dal gentiluomo Donadoni.
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