Se il fotoromanzo strizza l’occhio all’avanguardia

Alla galleria «Nextdoor» gli scatti di Asquini

Fedora Franzè

Un set accuratamente allestito: ambientazione, attori per un giorno con facce adatte all’occasione, abbigliamento e atteggiamenti studiati in schizzi preparatori. A questo punto Asquini imbraccia la macchina fotografica - che non è digitale - e scatta foto capaci di raccontare quello che ciascuno cercherà di trovarci: un uomo a terra su un prato e accanto una donna in piedi con una mazza da baseball, «Assassina» è il titolo. Però la mazza è un giocattolo di gomma e le palle micidiali sono palloncini. Nessun elemento aiuta a sciogliere l’enigma.
La mostra appena inaugurata presso la galleria Nextdoor, «Tainted Love», presenta alcuni lavori recenti di Claudio Asquini, artista romano che da anni ha eletto la fotografia a strumento espressivo privilegiato. Come Lichtenstein agiva sull’isolamento dell’immagine fumettistica, ingigantita al punto da sovvertirne la valenza di consumo al minuto, Asquini sembra creare una situazione da fotoromanzo nella quale in modo analogo (per alcuni versi) trattiene l’attenzione dell’osservatore su un’unica scena, privata del contesto significante e lasciata sospesa nel vuoto della realtà definitivamente fuori campo. Il riscatto dell’immagine nella sua autonomia estetica passa attraverso l’autonoma lettura del fruitore, l’uso «meramente» strumentale che fa della fotografia osservata, veicolo della propria emozione, stimolo ottico al piacere estetico ed intellettuale. L’accuratezza tecnica (inquadratura, composizione, equilibri cromatici) e il grande formato dell’immagine entrano in immediata risonanza con la freddezza dei gesti, di cui si coglie all’istante la natura programmata. Da tanta precisione ci si aspetta l’indicazione narrativa dirimente che però non arriva; si attiva così nell’osservatore quella caccia al significato destinata a restare senza un riscontro risolutivo.
La particolarità delle opere in mostra infatti è nelle azioni che non spiegano, nelle espressioni innaturalmente neutre. La narrazione vorrebbe essere abolita, nel senso di uno svolgimento documentato di fatti, e sostituita da immagini di attimi che da soli non fanno senso, o si aprono a varie interpretazioni, creando sconcerto.
I personaggi sembrano svuotati di passionalità; Asquini non punta sul coinvolgimento emotivo ma sullo scollamento tra un forte movente («l’amore malato») che non compare ma si intuisce e l’assenza del tempo e dello spazio necessari a farlo esistere pienamente, a lasciare che si dichiari. Una scelta di contrazione che si adatta alla vocazione cristallizzatrice della fotografia.

L’azione, bloccata, qui è scomposta in istanti privi di significato, la cui connessione porta via con sé il senso ultimo e lascia l’interlocutore incerto tra realtà e finzione di passioni nascoste, tra visione otticamente chiarissima e necessità di un’integrazione proiettiva.
Claudio Asquini, «Tainted Love», Nextdoor Art galleria, via di Montoro 3. Fino al 31 dicembre. Martedì-sabato 13-19. Ingresso libero. Info: 06-45425048

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