Se la guerra civile fu un affare di famiglia

La lettura di Mio cugino il fascista (Robin, pagg. 353, euro 15) smentisce la noia del detto «parenti serpenti». L’esordio letterario di Vincenzo Ciampi si accosta agli autori che hanno indagato la guerra civile italiana 1943-1945 in quella particolare prospettiva che prende a pretesto una biografia familiare, in questo caso un rapporto tra cugini, per narrare l’incubo di una patria divisa e lacerata. Per qualcuno l’8 settembre fu così: una frattura e una ferita che distrusse e divorò famiglie, spezzate dai confini mobili tra il Regno d'Italia e la Repubblica sociale oppure dilaniate ancora più in profondità dalla scelta di fratelli o parenti prossimi di schierarsi su fronti opposti. Le memorie private di tante famiglie del Nord Italia sono piene di questi dolorosi episodi. Ciampi si immerge nella storia di una famiglia romana, con rami nell’agiata borghesia del litorale viareggino, e carica sulle spalle di Michele e Alex la responsabilità di incarnare i percorsi e le scelte decisive che aspettarono al varco tantissimi giovani, poco più che ventenni, nei giorni dell’armistizio con gli Alleati. Michele, figlio di un ammiraglio monarchico, vive il fascismo nella forma ignava di chi «non sentiva la necessità di alternative» fino a quando il disastro imminente non trasformerà anche un temperamento tiepido come il suo, uomo di banca più che d’azione, in un trafficante di denari per la Resistenza. Alex è il suo Polluce: un’esistenza guascona votata al Fascismo prima accompagnato dalla bella vita dell’intellettuale-informatore e poi fin giù nelle viscere crepuscolari della fine del Regime: «Io ho una sola parola e una sola faccia. Ho anche una sola vita, purtroppo, ma non mi ha obbligato nessuno a viverla così».

Da Roma a Milano, dai salotti e le ballerine alla fucilazione di Ciano, Michele si troverà eroe per forza, Alex morto per amore di un destino. E di una donna. Un romanzo di scrittura delicata, che non nasconde la tragedia della morte della patria ma la consegna a un rapporto virile e tragico tra due cugini, e tra due Italie.

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